BaruQ
Cibo per i Testimoni di Geova riflessivi
“‘Ma in quanto a te, tu continui a cercare grandi cose per te stesso. Non continuare a cercare. Poiché, ecco, io farò venire la calamità su ogni carne’, è l’espressione di Geova, ‘e certamente ti darò la tua anima come spoglia in tutti i luoghi nei quali andrai’”
Importante: Questo sito non pretende di possedere la verità. Il lettore dovrebbe essere in grado di usare discernimento, esaminando attentamente le Scritture per vedere se queste cose sono così. (Atti 17:11)
Perimeno
Il punto di vista di Dio sulla dedicazione
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Qual è il punto di vista di Dio sulla dedicazione? Il fatto è che Geova Dio non ha, in realtà, detto nulla sulla questione! La sua Parola, la Bibbia, non insegna la necessità di dedicarci a lui per ottenere la salvezza. Dal momento che Dio è silenzioso sul tema, gli uomini si sono sentiti liberi di dare la loro propria definizione della dedicazione. Per questo motivo ritengo necessario citare ampiamente dalle pubblicazioni della Società e poi confrontarle con quello che le Scritture dicono veramente. Il grassetto o il corsivo nelle molte citazioni è mio per evidenziare o sottolineare il punto particolare studiato.

La Torre di Guardia del 15 marzo 1998, pagina 19, par. 4, dice:
Per evitare equivoci, i testimoni di Geova cercano di fare attenzione alle espressioni che usano. Invece di dire: “La Società insegna”, molti Testimoni preferiscono usare espressioni come “La Bibbia dice” o “Ho compreso che la Bibbia insegna …”. In questo modo mettono in chiaro che quella di accettare gli insegnamenti biblici è stata una loro decisione personale e inoltre evitano di dare l’impressione errata che i Testimoni subiscano in qualche modo i dettami di qualche setta religiosa.
In armonia con questa direttiva, dicendo al tuo interlocutore “la Bibbia dice", a quali scritture ti riferirai quando discuterete la questione della nostra dedicazione a Dio? Puoi citare testi biblici specifici sul perché ci battezziamo, o devi dire: "la Società dice”? Il nostro insegnamento sulla dedicazione, anche se apparentemente nobile, deve essere la dottrina più riprovevole che abbiamo, dal punto di vista di Geova. Disprezziamo l'amore che Dio ha per noi, sminuiamo il valore del sacrificio di riscatto di Cristo e insegniamo che dobbiamo guadagnare la nostra salvezza "tenendo fede alla nostra dedicazione". È anche il mezzo attraverso il quale ci giudichiamo e misuriamo la spiritualità di ognuno di noi. E alcuni matrimoni sono andati in pezzi con il pretesto che la nostra dedicazione a Dio viene prima del nostro voto di matrimonio.
La nazione di Israele era dedicata al dio?
Dio richiede al suo popolo di dedicarsi a lui? Il tuo rapporto con Dio e la tua salvezza dipendono dalla tua dedicazione a lui? Cosa è più importante, la tua dedicazione a Dio o il tuo voto di matrimonio? Il nostro battesimo è una dedicazione? Come rispondere a queste domande senza andare “oltre ciò che è scritto”, come ci viene ammonito di non fare? (1 Corinti 4:6) Abbiamo costruito un’intera dottrina intorno all’insegnamento della dedicazione. È stato così radicato in noi che siamo naturalmente venuti ad accettarlo. E, dopo tutto, che cosa può essere sbagliato con qualcosa che è ovviamente nobile e giusto? Esaminiamo questo argomento molto importante e confrontiamo ciò che ci è stato insegnato sull’argomento della dedicazione con quello che Geova ci dice nella sua parola scritta. Dopo tutto, è il punto di vista di Geova su queste questioni che veramente contano. Cominciamo ad esaminare l’affermazione secondo la quale la nazione di Israele era un popolo dedicato a Geova. A proposito di questo, una Torre di Guardia del 1998 afferma:
Dedicazione all’“Iddio d’Israele”
Nel 1513 a.E.V. Dio liberò gli israeliti dalla schiavitù d’Egitto. Poco dopo li appartò come suo popolo speciale, stipulando un patto con loro. Disse: “Ora se ubbidirete strettamente alla mia voce e osserverete in realtà il mio patto, allora certamente diverrete di fra tutti gli altri popoli la mia speciale proprietà, perché l’intera terra appartiene a me”. (Esodo 19:5; Salmo 135:4) Avendo fatto degli israeliti la sua speciale proprietà, Geova poteva giustamente essere chiamato “l’Iddio d’Israele”. –  Giosuè 24:23. Facendo degli israeliti il suo popolo dedicato, Geova non mostrava parzialità, perché aveva amorevolmente pensato anche ai non israeliti … (Levitico 19:33, 34) Secoli dopo, il punto di vista di Dio fu vigorosamente fatto comprendere all’apostolo Pietro, che riconobbe: “Per certo comprendo che Dio non è parziale, ma in ogni nazione l’uomo che lo teme e opera giustizia gli è accetto”. –  Atti 10:34, 35. Si noti pure che per essere il popolo dedicato a Dio si dovevano rispettare certe condizioni. Gli israeliti sarebbero stati la “speciale proprietà” di Dio solo se avessero ubbidito strettamente alla sua voce e avessero osservato il suo patto. Purtroppo non soddisfecero questi requisiti. Dopo aver respinto il Messia mandato da Dio nel I secolo E.V., persero la loro posizione di privilegio. Geova non fu più “l’Iddio d’Israele”. E gli israeliti naturali non furono più il suo popolo dedicato. –  Confronta Matteo 23:23. – w15/3/1998, p. 12, § 2-4, Dedicazione e libertà di scelta
Notate quanto sopra come i termini “dedicati” e “patto” vengono utilizzati nello stesso contesto. Ma queste due parole non hanno lo stesso significato. Non sono intercambiabili. Geova non ha mai fatto riferimento al suo popolo come essendo dedicato a lui. Non li ha mai accusati di rompere la loro dedicazione o di non vivere in accordo con essa. Neanche in senso figurativo. Hanno comunque rotto il loro patto con lui. Notate (nell’articolo della rivista) come manca una qualsiasi scrittura che menzioni la dedicazione. Notate anche un paio di cose che contraddicono la nostra comprensione di quella dedicazione. Si legge: “Facendo degli israeliti il suo popolo dedicato, Geova non mostrava parzialità”. Geova ha fatto degli Israeliti un popolo dedicato, o si sono dedicati a Dio volentieri? Secondo la nostra comprensione, Dio ci dedica o lo facciamo noi stessi? La rivista afferma inoltre: “Si noti pure che per essere il popolo dedicato a Dio si dovevano rispettare certe condizioni.”. La dedicazione è condizionale? O era il patto ad essere condizionale? Poi, leggiamo:
A differenza dell’antico Israele naturale, fino ad ora l’Israele di Dio ha osservato rigorosamente i requisiti legati alla propria dedicazione. Questo non dovrebbe sorprenderci, perché i suoi componenti hanno liberamente scelto di ubbidire. Mentre i componenti dell’Israele naturale erano dedicati per nascita, i componenti dell’Israele di Dio lo diventano per scelta. Così la disposizione cristiana si distingueva nettamente dal patto della Legge ebraica, che imponeva la dedicazione ai singoli individui senza lasciare loro libertà di scelta. Il profeta Geremia aveva predetto un cambiamento riguardo alla dedicazione scrivendo: “‘Ecco, vengono i giorni’, è l’espressione di Geova, ‘e io certamente concluderò con la casa d’Israele e con la casa di Giuda un nuovo patto; non come il patto che conclusi con i loro antenati nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dal paese d’Egitto, “il quale mio patto essi stessi infransero, benché io stesso fossi il loro proprietario maritale”, è l’espressione di Geova’. ‘Poiché questo è il patto che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni’, è l’espressione di Geova. ‘Certamente metterò la mia legge dentro di loro, e la scriverò nel loro cuore. E di sicuro diverrò il loro Dio, ed essi stessi diverranno il mio popolo’”. –  Geremia 31:31-33. Dio creò gli esseri umani perché godessero la libertà. Concesse loro il libero arbitrio. La prima coppia umana si avvalse di questa facoltà. Ma fece una scelta stolta e non amorevole che portò alla rovina sia loro che i loro discendenti. Nondimeno questo dimostra chiaramente che Geova non costringe mai le creature intelligenti ad agire in modo contrario ai loro intimi motivi o desideri. E dato che “Dio ama il donatore allegro”, l’unica dedicazione che gli è gradita è quella basata sull’amore, fatta spontaneamente e lietamente, fondata sulla libertà di scelta. (2 Corinti 9:7) Qualunque altro tipo di dedicazione non gli è gradita. – w15/3/1998, p. 13, Dedicazione e libertà di scelta
Ancora una volta, notate come le parole dedicazione e patto sono utilizzate in modo intercambiabile. Significano la stesso cosa? L’Israele naturale non ha riuscito a rispettare le rigide esigenze della loro dedicazione? Geova ha promesso per mezzo di suo profeta Geremia di concludere con la casa d’Israele e la casa di Giuda una nuova dedicazione? Inoltre, si prega di considerare questo fatto: poiché la Watchtower afferma che Geova ha fatto della nazione di Israele il suo popolo dedicato, e che generazioni successive sono nate in questa relazione dedicata senza alcuna “scelta” in materia, avendola “imposta” su di loro e se qualsiasi dedicazione non fatta in base all’amore, spontaneamente e lietamente, fondata sulla libertà di scelta, è “inaccettabile”, allora come gli si sono dedicate? Perché tutte queste affermazioni contraddittorie? Perché non esiste una singola Scrittura che ci dice che il popolo di Dio era “dedicato” a lui, ma piuttosto che era in un patto con lui. Ma che dire di noi oggi? Come ci influenza questa idea “fortemente radicata” e, cosa più importante, come la vede Geova?
La dedicazione è un requisito per avere le proprie preghiere ascoltate?
Ci è stato insegnato che, per avere un rapporto con Dio e avere le nostre preghiere favorevolmente sentite, dobbiamo essere dedicati a lui. Ecco alcuni esempi di ciò che la Torre di Guardia ha detto al riguardo:
Una persona del genere fu, nel I secolo, il gentile Cornelio, uomo timorato di Dio. Egli credeva nell’esistenza di Dio, e lo cercava premurosamente. Cosa fece Cornelio quando acquistò accurata conoscenza? Ebbene, si dedicò con tutto il cuore a Geova Dio e fu battezzato in simbolo di tale dedicazione. Da allora in poi, evidentemente Cornelio ebbe una stretta relazione con Dio, e questo avrà avuto un effetto positivo sulle sue preghiere. –  Atti 10:1-44. Prima che Cornelio si battezzasse, le sue preghiere semplicemente ‘ascendevano a ricordo dinanzi a Dio’. (Atti 10:4) Comunque, dedicandosi a Dio in base alla sua fede nel sacrificio di riscatto di Gesù ed essendo battezzato, Cornelio si offrì a Geova senza riserve. Questo stabilì una meravigliosa intimità fra Dio e questo uomo devoto, una relazione che dava a Cornelio il privilegio della preghiera senza restrizioni. (Giacomo 4:8) Egli poteva accostarsi al Suo padre celeste tramite Cristo Gesù con la fiducia di essere udito. Questo è quanto accade a tutti quelli che si dedicano a Dio tramite Cristo e si battezzano. Anch’essi hanno il privilegio della preghiera senza restrizioni. Di certo, desiderate che le vostre preghiere siano esaudite. Pertanto, se attualmente non state servendo Geova come suoi dedicati adoratori, com’è saggio che lo cerchiate premurosamente! Imitate Cornelio e Dio esaudirà le vostre preghiere. – w90 15/01, 6 Quali preghiere vengono esaudite? Alcuni che un tempo facevano progresso in vista della dedicazione, in seguito possono dare l’impressione di trattenersi. Se nel loro cuore non amano Dio abbastanza da dedicarsi a lui senza riserve, dovrebbero chiedersi se hanno ancora il meraviglioso privilegio della preghiera. Sembrerebbe di no, poiché chi si accosta a Dio deve cercarlo premurosamente, e cercare anche la giustizia e la mansuetudine. (Sofonia 2:3) Chiunque teme veramente Geova è un credente che si dedica a Dio e simboleggia questo fatto battezzandosi. (Atti 8:13; 18:8) E solo i credenti battezzati hanno il privilegio di accostarsi in preghiera al Re d’eternità senza restrizioni. – w90 15/05, 12, Temete Geova, l’Uditore di preghiera
La Bibbia insegna davvero che a meno che una persona non si che dedichi senza riserva a Dio, le sue preghiere non vengono ascoltate? Sappiamo che la Watchtower riconosce che una persona deve avvicinarsi a Dio nel nome di Gesù; ma in realtà ci stanno dicendo che l’accento è sulla dedicazione? (Giovanni 14:13-14) Paolo dice: “secondo l’eterno proposito che egli formò riguardo al Cristo, Gesù nostro Signore, mediante il quale abbiamo questa libertà di parola e accesso con fiducia per mezzo della nostra fede in lui”. – Efesini 3:11-12 L’apostolo Paolo spiega che è a causa della nostra fede in Gesù che Dio sente le nostre preghiere, non per una dedicazione a lui “senza riserve”. Come vede Geova chiunque limitasse la nostra “libertà di parola e un e accesso con fiducia [in lui] per mezzo della nostra fede in [Gesù]” facendo aggiunte alla sua Parola, qualcosa contro la quale ci ha chiaramente messo in guardia? – vedi Proverbi 30:5-6; Deuteronomio 4:2 Un altro punto: prima che Cornelio si battezzasse, le sue preghiere semplicemente ‘ascendevano a ricordo dinanzi a Dio’? Cornelio si è dedicato a Dio e poi ha simboleggiato quella dedicazione con il battesimo? È ciò che dice la tua Bibbia? Ecco il ragionamento dietro questa affermazione:
Nel 36 E.V., quando il tempo di speciale favore di Dio verso i giudei cessò, Geova Dio rivolse la sua attenzione agli incirconcisi non israeliti, i gentili, “per trarne un popolo per il suo nome”. (Atti 15:14-18) Usando un’altra ‘chiave’, Pietro fu mandato alla casa del centurione romano di nome Cornelio, che era bendisposto verso il popolo giudaico. Questi gentili dovevano avere accettato la testimonianza intorno a Geova Dio e al suo glorificato Messia, poiché lo spirito santo scese su di loro ed essi cominciarono a parlare in lingue. Dio aveva misericordiosamente cominciato a concedere “anche alle persone delle nazioni il pentimento a vita”, per mezzo di Gesù Cristo, “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”. (Atti 11:18; Giov. 1:29) Geova aveva accettato anche loro nella sua nazione spirituale in base alla dedicazione fattagli nel loro cuore. Lo spirito santo lo confermò. Pertanto nessuno dei giudei cristianizzati che accompagnavano Pietro poté fare obiezione al suo comando “che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo”. Ebbe inizio così “la conversione di persone delle nazioni”. (Atti 10:1-48; 15:3) Da allora tutti quelli che hanno desiderato servire Dio, giudei o gentili, hanno dovuto fare una dedicazione a Geova nel loro cuore. E, in relazione al loro battesimo in acqua, si presentano a Dio per fare ciò che egli vuole da loro, imitando Gesù. – w82 15/02 p.20-1, § 17, Dedicazione: a chi e perché?
Lo spirito santo ha confermato che Cornelio aveva fatto una “dedicazione” di se stesso e che Geova lo aveva accettato “nella sua nazione spirituale in base alla dedicazione” e che anche noi dobbiamo dedicarci a Dio da quando il tempo di Cornelio? Egli ci ha fornito un esempio da seguire? Dove c’è il sostegno scritturale di questa affermazione? Notate come il nostro pensiero è manipolato dall’evidenza che viene presentata in primo luogo, la quale è sostenuta dalla Scrittura. Sì, Pietro fu mandato alla casa di Cornelio; e sì, lo spirito santo è caduto su di loro; e sì di nuovo, furono battezzati. Ma dove c’è qualche menzione di una dedicazione che lo spirito santo avrebbe confermato come è sostenuto? (Inoltre, quelli delle nazioni sono accettati nella nazione spirituale di Dio “in base alla dedicazione fattagli nel loro cuore” o in base al sacrificio di Cristo, i cui benefici sono stati ora estesi anche ai Gentili?) Il ragionamento è che se accettiamo la prima parte come corretta, allora le nostre menti accettano naturalmente l’affermazione priva di fondamento della dedicazione. Non è questo che accusiamo le altre religioni ei politici di fare per manipolare gli ascoltatori? Ora che ti hanno convinto che lo spirito santo ha confermato la dedicazione di Cornelio, fatta nel suo cuore, adesso è una semplice cosa quella di convincerti che anche noi dobbiamo dedicarci per avere le nostre preghiere ascoltate e ottenere la salvezza. La salvezza dipende dalla nostra dedicazione? Lo vediamo ora.
La dedicazione è necessaria per la salvezza?
Studiare la Bibbia, mettere in pratica ciò che si impara, dedicarsi e battezzarsi sono passi che portano alla salvezza. – w97 15/08, p. 7 Salvezza: Cosa significa?
Ci sono alcuni soggetti biblici che evocano emozioni forti nei loro credenti. Il cristianesimo ha la sua Trinità. Mettere in discussion la Trinità è mettere in discussione l’identità stessa di Dio stesso e negare Gesù. Per loro, accettare la Trinità è necessario per la salvezza. È insegnata nelle Scritture? Noi sosteniamo che non lo è; che né la parola né l’idea si trovano nella Bibbia e che coloro che la insegnano stanno torcendo le Scritture. Ma abbiamo la nostra “Trinità”. L’apostolo Paolo chiede: “tu, dunque, che insegni a qualcun altro, non insegni a te stesso?” (Romani 2:21) Se critichiamo l’insegnamento della Trinità a causa della mancanza di un chiaro sostegno scritturale, allora perché siamo altrettanto zelanti per il nostro insegnamento sulla dedicazione, quando abbiamo ancora meno Scritture per sostenerlo? Guardate la seguente citazione della Torre di guardia riguardo allo scopo del nostro battesimo:
A che scopo?
Perché Gesù comandò che i suoi discepoli fossero battezzati? Ebbene, il battesimo era un appropriato simbolo della loro completa dedicazione a Dio L’essere immersi completamente in acqua mostrava che coloro che venivano battezzati erano morti a un tipo di vita incentrato su se stessi. Il fatto che venissero fuori dell’acqua simboleggiava che cominciavano a vivere per fare la volontà di Dio e che mettevano questa al primo posto nella loro vita, come aveva fatto Gesù. (Matteo 16:24)
Cosa farete?
Chi ha davvero questo amore e vuole stringere una speciale relazione con Geova Dio non si trattiene dal dedicarsi senza riserve a lui. Il battesimo non è che il simbolo esteriore di tale dedicazione. È un passo necessario verso la salvezza. – w93 01/04, Pp 5-7 Dovreste battezzarvi?
Quante Scritture troverai per sostenere la dichiarazione di cui sopra dalla Torre di Guardia del 1993? Quale Scritture si utilizza quando insegni il tuoi studenti della Bibbia per quale motivo devono essere battezzati? Atti 2:37, 38 semplicemente dice: “Ora avendo udito questo, furono compunti nel cuore, e dissero a Pietro e al resto degli apostoli: ‘Uomini, fratelli, che dobbiamo fare?’ Pietro [disse] loro: ‘Pentitevi, e ciascuno di voi si battezzi nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il gratuito dono dello spirito santo.’”. Con la nostra “Dedicazione e il suo simbolo con il battesimo” non stiamo insegnando che dobbiamo GUADAGNARE la salvezza? Questo è quanto riportano i seguenti articoli della Torre di Guardia:
La dedicazione e il nostro obbligo verso Dio
Alcuni cristiani battezzati dovrebbero pregare ardentemente perché non stanno tenendo fede agli obblighi di ministero che si sono assunti quando si sono dedicati a Dio. – w99 15/11, p. 19, State adempiendo il vostro intero obbligo verso Dio? Perciò, anche se forse aspettiamo da anni la fine di questo mondo malvagio, ingiusto e violento, dobbiamo vivere con zelo all’altezza della nostra dedicazione secondo le nostre circostanze. – w98 15/06, p. 21, L’organizzazione di Geova sostiene il nostro ministero Vogliamo quindi adempiere la nostra dedicazione a Geova e non ‘tornare indietro alla distruzione’. –  Ebrei 10:39 – w98 15/07, p. 19, Siete entrati nel riposo di Dio?
Gli articoli non offrono Scritture che menzionano la necessità di alcuna dedicazione. Né ne troverai. Come il cristianesimo con la sua Trinità, citiamo una scrittura e poi la stiriamo un po’ qui e là per renderla adatta a quanto vogliamo dire. E ci aspettiamo che i fedeli servitori di Geova accettino questo. Ma, come diremo agli altri, se non si trova nella Bibbia, non è da Dio. E ad un certo punto quell’insegnamento sarà in conflitto con la Parola di Dio.
Siamo dichiarati giusti a causa della nostra dedicazione?
Insegnando che otteniamo la salvezza a causa della nostra dedicazione contraddice ciò che insegna la Bibbia.

Efesini 2:4-7: ”Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il suo grande amore col quale ci amò, ci rese viventi insieme al Cristo, anche quando eravamo morti nei falli – per immeritata benignità siete stati salvati – e ci destò insieme e ci fece sedere insieme nei luoghi celesti unitamente a Cristo Gesù, affinché nei sistemi di cose avvenire fosse dimostrata la sovrabbondante ricchezza della sua immeritata benignità nella sua bontà verso di noi unitamente a Cristo Gesù.” Ebrei 2:9: ”ma vediamo Gesù, che è stato fatto un poco inferiore agli angeli, coronato di gloria e di onore per aver subìto la morte, affinché per immeritata benignità di Dio egli gustasse la morte per ogni [uomo].” Galati 2:21: ”Io non respingo l’immeritata benignità di Dio; poiché se la giustizia è per mezzo della legge, Cristo realmente morì per nulla.” Galati 5:4-5: ”Siete separati da Cristo, chiunque voi siate che cercate di essere dichiarati giusti per mezzo della legge; vi siete allontanati dalla sua immeritata benignità. Da parte nostra, mediante lo spirito aspettiamo ansiosamente la sperata giustizia quale risultato della fede.” Romani 4:2-5: ”Se, per esempio, Abraamo fosse dichiarato giusto come risultato delle opere, avrebbe motivo di vantarsi; ma non presso Dio. Poiché cosa dice la scrittura? “Abraamo esercitò fede in Geova e gli fu attribuito a giustizia”. Ora a chi lavora la paga non è attribuita come immeritata benignità, ma come debito. D’altra parte, all’uomo che non lavora ma ripone fede in colui che dichiara giusto l’empio, la sua fede [gli] è attribuita a giustizia.”

Non siamo "separati da Cristo … allontanati dalla sua immeritata benignità", per la nostra insistenza nel dire che possiamo ricevere la vita eterna solo attraverso opere, vivendo in accordo con la nostra dedicazione? Non stiamo anche togliendo qualcosa a Geova dando enfasi alla nostra dedicazione piuttosto che alla sua immeritata benignità? Geova ci deve qualcosa? Dobbiamo guadagnare la vita eterna? Come spiega chiaramente Paul, se dovessimo essere "dichiarati giusti come risultato delle opere", allora avremmo la pretesa di vantarci, perché l’avremmo guadagnato come pagamento di un debito, e non come risultato della benignità di Dio. Insegnando che dobbiamo "tener fede ai nostri obblighi di ministero" che abbiamo assunto quando abbiamo fatto una dedicazione a Dio, abbiamo posto un fardello pesante su tutti coloro che vogliono piacere a Dio. E, ovviamente, quelli in posizioni di responsabilità sono liberi di definire, attraverso le loro molte pubblicazioni, ciò che implica la nostra dedicazione. (Matteo 11:30; 23: 4) Osservate come si vantano di fare questo:
Ogni anno le tipografie della Watch Tower Society e di enti simili forniscono ai testimoni di Geova milioni di Bibbie, libri, opuscoli e riviste da usare nell’opera di predicazione mondiale. Questi enti sono quindi particolarmente utili ai dedicati servitori di Dio per tener fede alla propria dedicazione a lui. – w98 15/03, p. 18, Teniamo fede alla dedicazione cristiana nella libertà Se essi sono del parere che il proclamatore non battezzato ha un intendimento ragionevole degli insegnamenti biblici ed è idoneo sotto altri aspetti, gli diranno che può battezzarsi. Come risultato della sua dedicazione e del suo battesimo, egli riceve il “segno” per la salvezza. –  Ezechiele 9:4-6 – w96 15/01, p. 17, § 9, Le pecore di Geova hanno bisogno di tenera cura
È interessante notare che la Scrittura del Giorno per giovedì 14 gennaio 2010 ha rilevato quanto segue in contrasto con le citazioni sopra citate: “A motivo dell’imperfezione, gli esseri umani peccatori non possono guadagnarsi la vita eterna semplicemente cercando di fare ciò che è giusto. (Isa. 64:6) È possibile ottenerla solo esercitando fede nell’amorevole provvedimento preso da Dio per la salvezza mediante Gesù Cristo. Facciamo tutto il possibile per dimostrare il nostro apprezzamento per quella immeritata benignità di Dio! – w08 15/6 2:2, 3” Perché la contraddizione? Se non possiamo “guadagnare la vita eterna semplicemente cercando di fare ciò che è giusto” e che la nostra salvezza è dovuta all’”immeritata benignità”, allora perché l’insistenza a vivere in accordo con la nostra dedicazione? Può darsi che non siamo confusi circa l’identità di Gesù e di Dio, ma quando si tratta di riscatto e salvezza siamo confusi, e per la stessa ragione che la cristianità lo è a proposito della Trinità; abbiamo rotto la “regola” di non andare oltre quanto scritto. (1 Corinti 4:6; Deuteronomio 12:32) Mentre la Trinità della Cristianità sposta l’onore da Geova e lo concede al suo Figlio, la nostra “dedicazione” sposta l’onore da Geova E dal Figlio e lo concede a noi. Proverbi 30: 5,6 dice anche: “Ogni detto di Dio è raffinato … Non aggiungere nulla alle sue parole, affinché egli non ti riprenda e affinché tu non sia trovato bugiardo”.
L'insegnamento che otteniamo la salvezza a causa della nostra "dedicazione a Dio" equivale a negare il riscatto. (Galati 2:21)
Il tempo si avvicina veloce quando Geova metterà in chiaro ogni falso insegnamento tra il suo popolo circa la nostra salvezza, poiché "i veri adoratori adoreranno il Padre con spirito e verità, poiché, veramente, il Padre cerca tali adoratori”. (Giovanni 4:23, 24) No, non possiamo guadagnare la salvezza a causa delle opere per mezzo della nostra dedicazione senza riserve. Ma piuttosto, guadagneremo la vita eterna esercitando la fede nella disposizione del riscatto, il sangue versato da Gesù. Questo include tutti coloro che torneranno nella risurrezione. Ma la Watchtower insiste che anche loro devono guadagnare la loro futura salvezza per mezzo della loro dedicazione: futura por meio de sua dedicação:
Tutti questi risuscitati devono fare qualcosa perché la loro risulti una risurrezione di vita e non di giudizio avverso. Devono entrare nei cortili terrestri del tempio di Geova e inchinarsi in atto di dedicazione a Dio tramite Gesù Cristo. Qualsiasi risuscitato rifiuti di farlo andrà incontro allo stesso flagello che avrà colpito le nazioni attuali. (Zaccaria 14:18) – w96 1/7, p. 22-3, Si avvicina il trionfo della vera adorazione
La nostra trinità, vale a dire dedicazione, battesimo e salvezza, ha causato molta sofferenza. È il mezzo attraverso il quale siamo giudicati dai nostri fratelli e attraverso il quale li giudichiamo. (Matteo 7:1,2; Romani 14:4) Misuriamo e confrontiamo la spiritualità dell’altro, considerando quanto tutti vivono in base alla loro dedicazione: proclamatori all’interno delle congregazioni, congregazioni all’interno della circoscrizione, e circoscrizioni con la media nazionale. Eppure non è da Dio, perché non è insegnato da nessuna parte nelle Scritture. Ciò che viene insegnato è che NON dobbiamo giudicare, misurare o confrontare. (Romani 14:10; Galati 5:26,; 6:4) E così abbiamo reso senza valore la Parola di Dio con le nostre tradizioni. Ora è qualcosa di cui preoccuparsi! (Matteo 15:6-9)
Possiamo dedicare a Dio ciò che già gli appartiene?
Non apparteniamo a noi stessi. Noi apparteniamo a Dio perché ci ha comprati a prezzo. Vedi come la Società ribadisce quel punto:
Parte di tale pentimento e conversione include che facciamo ciò che Gesù Cristo definì ‘rinnegare se stessi’. (Matteo 16:24) In altre parole, non viviamo più solo in base ai nostri propri desideri egoistici senza tener conto della volontà e dei propositi di Dio. Piuttosto, riconosciamo che Geova Dio ha in effetti pieno diritto sulla nostra vita quale nostro Creatore e Colui che ci ha acquistato tramite il sacrificio di riscatto di suo Figlio. Per usare un’espressione biblica, ‘non apparteniamo a noi stessi, poiché siamo stati comprati a prezzo’. (I Corinti 6:19, 20) – Vera pace e sicurezza, p. 179-80, Capitolo 16, La scelta che assicura la vita in vera pace e sicurezza
Poiché si riconosce che apparteniamo già a Dio, "poiché siamo stati comprati a prezzo", e che ha "pieno diritto sulla nostra vita", come possiamo dedicare a Dio ciò che non è più a noi ma già appartiene a lui comunque? Sto sottolineando questo punto perché la Watchtower sembra aver reso confusa la questione con l'insegnamento sulla dedicazione. Ecco alcuni esempi:
Poiché ci siamo dedicati a Geova Dio gli apparteniamo, e siamo o suoi figli adottivi o futuri nipoti. Geova Dio e noi abbiamo reciproci interessi, tra i quali il principale è la rivendicazione del nome di Geova e secondario, la nostra salvezza. Noi ci interessiamo della rivendicazione di Dio ed egli si interessa della nostra salvezza. – w63 15/08, 496. Parliamo con Dio Da quanto è stato detto si può capire che la società del Nuovo Mondo dei testimoni di Geova ha sempre badato bene di far capire ai candidati al battesimo che essi erano immersi nell’acqua solo perché in precedenza, sia poco che molto tempo prima, avevano deciso di appartenere a Geova Dio deliberatamente e con intendimento mediante la fede in Gesù Cristo. – w64 1/08, 477. Avete fatto una dedicazione accettevole a Dio? Oltre a dire privatamente a Geova che volete appartenergli, dovete fare qualcos’altro. Dovete mostrare davanti ad altri che vi siete dedicati a servire Dio. Come potete dimostrarlo? Sottoponendovi al battesimo in acqua. Il battesimo in acqua è una pubblica dimostrazione che la persona ha dedicato la sua vita a Geova e che si presenta per fare la Sua volontà. – Potete vivere per sempre, 251-2, Capitolo 30, Cosa dovete fare per vivere per sempre
Le citazioni sopra citate (e molte altre) insegnano che apparteniamo a Dio a causa della nostra dedicazione. Ma non dedichiamo a Dio ciò che già gli appartiene, se in realtà siamo stati comprati a prezzo? Ancora più riprovevole: non stiamo negando al tempo stesso il valore del sacrificio di Gesù, se insegniamo che è a causa della nostra dedicazione che apparteniamo a Dio? Un altro punto importante: stiamo togliendo a Geova ciò che gli appartiene minimizzando ciò che egli ha fatto – ci ha comprato a prezzo – a favore di ciò che noi stiamo facendo dedicandoci. Non stiamo dando enfasi al nostro amore per Dio, piuttosto che all’amore che ha per noi? (Malachi 3:8, 9) Quanto è diverso questo atteggiamento da quello espresso dall’apostolo Giovanni: “Da questo l’amore di Dio fu reso manifesto nel nostro caso, perché Dio mandò il suo unigenito Figlio nel mondo affinché ottenessimo la vita per mezzo di lui. L’amore è in questo, non che noi abbiamo amato Dio, ma che lui amò noi e mandò il Figlio suo come sacrificio propiziatorio per i nostri peccati.” – 1 Giovanni 4:9, 10 Consideriamo ora come abbiamo reso la parola di Dio senza valore con la nostra dottrina della dedicazione quando si tratta della santità del matrimonio. (Matteo 15:3-9)
La tua dedicazione è più importante del tuo matrimonio?
C'è stata un'occasione in cui Gesù ha riferito a qualcosa come essendo dedicata a Dio. Leggiamo di questo in Matteo 15:3-6:
Rispondendo, egli disse loro: “E voi, perché trasgredite il comandamento di Dio a causa della vostra tradizione? Per esempio, Dio disse: ‘Onora tuo padre e tua madre’; e: ‘Chi insulta padre o madre finisca nella morte’. Ma voi dite: ‘Chiunque dice a suo padre o a sua madre: “Qualunque cosa io abbia mediante cui potresti ricevere beneficio da me è un dono dedicato a Dio”, non deve affatto onorare suo padre’. E così avete reso la parola di Dio senza valore a causa della vostra tradizione.”
Gli ebrei avevano la tradizione che una persona poteva dedicare delle cose a Dio, dandole come un dono al tempio. Geova non lo aveva richiesto, ma non c'era niente di sbagliato. Ciò che era sbagliato, però, era l’abuso che era fatto dei comandamenti di Dio nella materia, come lo ha sottolineato Gesù. Il quarto comandamento disse: "Onora tuo padre e tua madre …” (Esodo 20:12) I leader religiosi insegnavano che Dio doveva venire prima nella vita di una persona e quindi davanti ai genitori. Quindi, dedicare qualcosa a Dio che i genitori avrebbero potuto beneficiare era considerato come una buona cosa. Mettere Dio davanti ai genitori, sembra una cosa lodevole, non è vero? Eppure Gesù li ha condannati per questo. Egli disse loro: "avete reso la parola di Dio senza valore a causa della vostra tradizione". E poi proseguì dicendo:
”Ipocriti, Isaia profetizzò appropriatamente di voi, quando disse: ‘Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è molto lontano da me. Invano continuano ad adorarmi, perché insegnano come dottrine comandi di uomini” – Matteo 15:7-9
Dio li considerava ipocriti perché infrangevano i suoi comandamenti per mantenere i propri. Il loro culto era inutile perché ‘insegnavano come dottrine comandi di uomini’. Come potevano aspettarsi che Geova lo accettasse? Guarda come abbiamo fatto le cose peggio dell’esempio che Gesù ha usato sopra, con la nostra dottrina della dedicazione. La relazione tra marito e moglie è molto più stretta di quella tra un uomo e suoi genitori. Per questo Gesù ha detto: “Per questo motivo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno una sola carne”. – Matteo 19: 5 Ecco ciò che la rivista Svegliatevi! diceva al riguardo:
Gesù rese chiara la natura permanente del matrimonio quando rispose a una domanda che gli era stata fatta sulla legittimità del divorzio. Disse: “Non avete letto che [Dio] che li creò dal principio li fece maschio e femmina e disse: ‘Per questo motivo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno una sola carne’? Così che non sono più due, ma una sola carne. Perciò, quello che Dio ha aggiogato insieme l’uomo non lo separi”. – Matteo 19:4-6
Subito dopo il paragrafo precedente, però, l’articolo prosegue, dicendo:
È stato giustamente detto che nella vita di un cristiano il matrimonio è il passo più importante, secondo solo alla dedicazione a Dio. Con quest’ultima ci si lega al Creatore per sempre, prendendo una decisione che viene resa pubblica con il battesimo. Con il matrimonio si rende pubblico l’impegno che ci si assume con una persona, per sempre. Non è pensabile né dedicarsi a Dio né legarsi al coniuge con delle serie riserve. Pertanto, chi sta pensando al matrimonio fa bene a esaminare con attenzione le convinzioni, le mete, l’atteggiamento e le tendenze della persona che pensa di sposare. – Svegliatevi! 8/2, 2002 Il matrimonio dev’essere un’unione permanente
È vero? Il matrimonio è il passo più importante nella vita di un cristiano, secondo solo alla dedicazione a Dio? Sembra lodevole! Ma è ciò che dice Geova, o uno degli scrittori della Bibbia? È più probabilmente il parere personale di qualche fratello single del Corpo Direttivo, perché è categoricamente in contraddizione con la propria visione di Dio sul matrimonio, espressa in Genesi 2:24; Matteo 19:4-6; Efesini 5:28-31, 33, oltre a molte altre scritture sulla relazione di un marito e una moglie. Geova ha chiaramente espresso il suo punto di vista sul matrimonio, ma dove dice qualcosa a proposito di una dedicazione a lui? Abbiamo fatto di qualcosa che NON è insegnato nelle Scritture più importante di qualcosa che è chiaramente insegnato? Non è per la stessa ragione che Gesù ha condannato i leader religiosi? Insegnavano che Dio doveva avere il primo posto nella vita di una persona, anche se significava infrangere la legge di Dio, e non è ciò che facciamo per mezzo della nostra dedicazione? È la nostra dottrina, la nostra tradizione. Vediamo come abbiamo reso la parola di Dio senza valore in virtù di esso:
Un altro motivo di separazione è anche quando la spiritualità di un coniuge sarebbe altrimenti irrimediabilmente compromessa. Il coniuge credente in una casa religiosamente divisa dovrebbe fare tutto ciò che è in suo potere per valersi dei provvedimenti spirituali di Dio. La separazione è però ammessa se un coniuge incredulo si oppone (forse imponendo anche restrizioni fisiche) al punto di mettere davvero il credente nell’impossibilità di praticare la pura adorazione, mettendone in effetti in pericolo la spiritualità. Ma che dire se esiste una condizione spirituale veramente malsana dove entrambi i coniugi sono credenti? Gli anziani dovrebbero offrire aiuto, ma soprattutto il marito battezzato dovrebbe darsi da fare con diligenza per migliorare la situazione. Naturalmente, se un coniuge battezzato si comporta da apostata e cerca di impedire all’altro di servire Geova, gli anziani dovrebbero trattare il caso secondo le Scritture. Se ha luogo la disassociazione di un coniuge che sta compromettendo irrimediabilmente la spiritualità dell’altro, si rifiuta deliberatamente di provvedere il sostentamento o si rende colpevole di gravi maltrattamenti fisici, il cristiano fedele che chiede la separazione legale non andrebbe contro il consiglio di Paolo riguardo al portare in tribunale un credente. –  1 Corinti 6:1-8. – w88 1/11 22-3 Quando la pace coniugale è in pericolo Inoltre, ciò che la Bibbia dice in 1 Corinti 7:10-16, se da una parte incoraggia i coniugi a restare insieme, ammette la possibilità che i due si separino. Alcuni, dopo aver fatto di tutto per salvare il matrimonio, ritengono di non avere altra scelta che separarsi. Quali motivi scritturalmente accettabili ci possono essere per compiere un passo del genere? Un motivo è il deliberato rifiuto di provvedere il sostentamento … (1 Timoteo 5:8) … Un altro motivo sono i gravi maltrattamenti fisici … (Galati 5:19-21; Tito 1:7; Salmo 11:5) Un ulteriore motivo di separazione può aversi quando la spiritualità del coniuge credente – la sua relazione con Dio – sarebbe altrimenti irrimediabilmente compromessa. In casi in cui il coniuge non credente faceva opposizione, forse imponendo anche restrizioni fisiche, al punto che il credente era nell’impossibilità di praticare la pura adorazione e la sua spiritualità era in effetti in pericolo, alcuni credenti hanno trovato necessario separarsi. – Matteo 22:37; Atti 5:27-32. – g02 8/2 10 Il matrimonio dev’essere un’unione permanente, [Riquadro, Titolo: DIVORZIO E SEPARAZIONE]
Ci viene insegnato che abbiamo “motivi scritturali” per rompere un matrimonio se la nostra spiritualità è in pericolo, perché “nella vita di un cristiano il matrimonio è il passo più importante, secondo solo alla dedicazione a Dio”. E crediamo che Geova sia contento di questo? Questo è molto peggio di quello che Gesù ha condannato i farisei in Matteo 15. Conosci dei matrimoni rotti sulla base di questo punto? Conosco alcuni che stanno facendo “meglio nella verità” dopo essersi separati. Altri lo hanno usato come scusa per uscire da un matrimonio infelice. È ciò che piace a Geova? Era in relazione a qualcosa dedicato a Dio che Gesù pronunciò queste parole:
Avete reso la parola di Dio senza valore a causa della vostra tradizione. Ipocriti, Isaia profetizzò appropriatamente di voi, quando disse: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è molto lontano da me. Invano continuano ad adorarmi, perché insegnano come dottrine comandi di uomini”. – Matteo 15:6-9
Il battesimo è in riferimento alla dedicazione?
Imparando a conoscere Geova, il nostro amore per lui crescerà senza limiti. Egli è tutto quello che ci aspettiamo a trovare nel nostro padre e nostro migliore amico. Quando lo conoscerai meglio, arriverai al punto in cui vorrai fare qualcosa per il tuo amore per lui. Ma cosa? Ci sentiamo così inadeguati. Cosa possiamo dare a Dio? Come possiamo mostrare in modo positivo quanto lo amiamo? Se qualcuno ti ha aiutato a conoscere Geova attraverso uno studio della Bibbia, presto ti sarà detto che devi dedicarti a Dio. Ah, non è forse un modo positivo per dimostrare il tuo amore per il tuo Creatore? Una volta che ti sei dedicato a Dio, sei quindi incoraggiato a simboleggiare quella dedicazione con il battesimo d’acqua. Ma prima è necessario rivedere ciò che hai imparato con un paio di anziani nella tua congregazione, perché vogliono distinguere se sei pronto per l’impegno che implica la dedicazione a Dio. Devi anche essere già implicato nell’opera di testimonianza. Una volta soddisfatti della tua qualificazione, sei pronto per essere battezzato al prossimo congresso. A tutti coloro che si presentano per essere battezzati saranno chieste due domande:
  1. In base al sacrificio di Gesù Cristo, ti sei pentito dei tuoi peccati e ti sei dedicato a Geova per fare la sua volontà?
  2. Comprendi che la tua dedicazione e il tuo battesimo ti identificano come testimone di Geova associato all’organizzazione diretta dallo spirito di Dio?
Da allora ci si aspetta da te di essere all’altezza della tua dedicazione e di tutte le responsabilità che l’accompagnano e che hai accettato volentieri e senza riserve, e, così facendo capisci che Dio ti benedirà con la vita eterna. La Torre du Guardia del 15 dicembre 1956, a pagina 744, paragrafo 14, nell’articolo di studio “Ciò che la dedicazione significa per me” dice: “È vero che la dedicazione pone sull’individuo un grande peso di responsabilità. Ed è indispensabile la fedeltà nel portare quel peso! “. E mentre porti quel peso credi di seguire l’esempio che Gesù ha posto per noi. Ci sono comunque coloro che hanno studiato la Bibbia e sono venuti a conoscere e amare Geova, ma ritengono che non siano in grado di assumere un così “pesante carico di responsabilità” che viene con una dedicazione. (confronta Matteo 11:28-30) Ho conosciuto un certo nel corso degli anni che hanno assistito fedelmente alle adunanze per venti anni o più senza fare il passo del battesimo. Sentono che è meglio non fare un voto che farne uno e rompere. – Ecclesiaste 5:5 Quanto diverso era nel primo secolo. Coloro che ascoltarono Pietro alla Pentecoste e “accolsero di cuore la sua parola furono battezzati”, ben trecento in quell’occasione. (Atti 2:41) Non c’era ritardo. Considera alcuni altri esempi:
Ma quando ebbero creduto a Filippo, che dichiarava la buona notizia del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, erano battezzati, uomini e donne. – Atti 8:12 Rispondendo, l’eunuco disse a Filippo: “Ti prego: Di chi il profeta dice questo? Di se stesso o di qualche altro uomo?” Filippo aprì la bocca e, cominciando da questa Scrittura, gli dichiarò la buona notizia riguardo a Gesù. Or mentre andavano per la strada, giunsero a uno specchio d’acqua, e l’eunuco disse: “Ecco, uno specchio d’acqua; che cosa mi impedisce di essere battezzato?” – Atti 8:34-36 E una certa donna di nome Lidia, venditrice di porpora, della città di Tiatira e adoratrice di Dio, ascoltava, e Geova le aprì pienamente il cuore affinché prestasse attenzione alle cose che erano dette da Paolo. Ora essendo stata battezzata, lei e la sua casa, supplicò dicendo: “Se mi avete giudicata fedele a Geova, entrate nella mia casa e restate”. E ci costrinse ad accettare. – Atti 16:14, 15 E li condusse fuori e disse: “Signori, che devo fare per essere salvato?” Essi dissero: “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato, tu e la tua casa”. E annunciarono la parola di Geova a lui e a tutti quelli della sua casa. Ed egli, presili con sé in quell’ora della notte, lavò le loro ferite; e tutti, lui e i suoi, furono battezzati senza indugio. E li condusse nella sua casa e apparecchiò loro la tavola, e si rallegrò grandemente con tutta la sua casa ora che aveva creduto in Dio. – Atti 16:30-34
Avete notato negli esempi scritturali precedente che i credenti sono stati battezzati senza indugio? Si vede una menzione che hanno dovuto prima “dedicarsi” a Dio e dover pesare le responsabilità che vanno con una tale dedicazione? Il battesimo in acqua è in connessione con la dedicazione? Cosa dice la Bibbia su questo argomento?
Acqua di purificazione dal peccato
Consideriamo alcune scritture su come l’acqua sia stata usata in connessione con l’offerta per il peccato nel patto della legge.
E Geova parlò ancora a Mosè, dicendo: “Prendi i leviti di tra i figli d’Israele, e li devi purificare. E questo è ciò che devi fare loro per purificarli: Spruzza su di loro l’acqua di purificazione dal peccato, e devono far passare un rasoio su tutta la loro carne e devono lavare le loro vesti e purificarsi. – Numeri 8:5-7 E un uomo puro deve raccogliere le ceneri della vacca e depositarle fuori del campo in luogo puro; e devono servire all’assemblea dei figli d’Israele come qualcosa da tenere per l’acqua di purificazione. È un’offerta per il peccato … Chiunque tocchi un cadavere, l’anima di qualunque uomo che muoia, e non si purifichi, ha contaminato il tabernacolo di Geova, e tale anima dev’essere stroncata da Israele. Siccome non è stata aspersa su di lui l’acqua di purificazione, resta impuro. La sua impurità è ancora su di lui. … E chiunque in campagna tocchi qualcuno ucciso con la spada o un cadavere o un osso d’uomo o un luogo di sepoltura sarà impuro per sette giorni. E devono prendere per l’impuro della polvere del fuoco dell’offerta per il peccato e mettervi sopra acqua corrente in un vaso. Quindi un uomo puro deve prendere dell’issopo e immergerlo nell’acqua e spruzzarne la tenda e tutti i vasi e le anime che vi si trovavano e colui che ha toccato l’osso o l’ucciso o il cadavere o il luogo di sepoltura. E la persona pura deve spruzzarne l’impura il terzo giorno e il settimo giorno e la deve purificare dal peccato nel settimo giorno; ed essa deve lavarsi le vesti e bagnarsi in acqua, e la sera dev’essere pura. … Ma l’uomo che sia impuro e che non si purifichi, ebbene, tale anima dev’essere stroncata di mezzo alla congregazione, perché ha contaminato il santuario di Geova. Non è stato asperso con l’acqua di purificazione. È impuro. … E deve servire loro come statuto a tempo indefinito, che colui che spruzza l’acqua di purificazione deve lavarsi le vesti, nonché colui che tocca l’acqua di purificazione. Sarà impuro fino alla sera. E qualunque cosa l’impuro tocchi sarà impura, e l’anima che la tocchi sarà impura fino alla sera. – Numeri 19:9, 13, 16-21
Perché Geova richiedeva una tale elaborata purificazione cerimoniale con l’acqua? Ci viene detto che la legge era solo “un’ombra delle buone cose avvenire, ma non la sostanza stessa delle cose”, poiché “la realtà appartiene al Cristo” (Colossesi 2:17; Ebrei 10:1 ) – Per maggiori informazioni, vedere il riquadro “È necessario essere battezzato per sopravvivere a Armaghedon?”
Hai notato nelle summenzionate scritture che l”’acqua di purificazione” era intesa a rendere una persona pura agli occhi di Dio? Che era un uomo puro che doveva amministrare l’acqua di purificazione sulla persona impura e quindi l’uomo impuro è diventava puro? Nota anche il ruolo svolto dall’”offerta per il peccato”. In considerazione di quanto sopra, possiamo vedere perché Anania disse a Saul, che è diventato l’apostolo Paolo: “E ora perché indugi? Alzati, battezzati e lava i tuoi peccati invocando il suo nome.”? – Atti 22:16 Consideriamo un’altra scrittura che mostra come Geova considerava l’uso dell’acqua per la purificazione del suo popolo ribelle. Isaia 1:16, 18: “Lavatevi; purificatevi; togliete la malizia delle vostre azioni d’innanzi ai miei occhi; cessate di fare il male … Venite, ora, e mettiamo le cose a posto fra noi”, dice Geova. “Benché i vostri peccati siano come lo scarlatto, saranno resi bianchi proprio come la neve”. Il figurativo “lavaggio” della loro persona simboleggiava il fatto di togliere la ‘malizia delle loro azioni’, ‘cessando di fare il male’ e porterebbe al perdono dei loro peccati. Pertanto, apparirebbero puri agli occhi di Dio. Ciò è illustrato più in dettaglio in Rivelazione 7:14 dove i membri della grande folla proveniente dalla grande tribolazione sono rappresentati come avendo lavato le loro vesti, rendendole bianche (“come la neve”) nel sangue dell’Agnello, avendo così i loro peccati perdonati e godendo di una posizione accettabile e pura davanti a Dio. Gesù ha anche illustrato come l’acqua purifica la persona quando ha lavato i piedi dei suoi discepoli, dando così una lezione di umiltà. “Venne dunque da Simon Pietro. Egli gli disse: ‘Signore, tu lavi i piedi a me?’ Rispondendo, Gesù gli disse: ‘Ciò che sto facendo non lo capisci al presente, ma lo capirai dopo queste cose’. Pietro gli disse: “‘Certamente tu non mi laverai mai i piedi’. Gesù gli rispose: ‘Se non ti lavo, non avrai nessuna parte con me’. Simon Pietro gli disse: ‘Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e la testa’. Gesù gli disse: ‘Chi ha fatto il bagno non ha bisogno di lavarsi che i piedi, ma è interamente puro. E voi siete puri, ma non tutti’. Conosceva, in realtà, l’uomo che lo tradiva. Per questo disse: ‘Non tutti siete puri’.” – Giovanni 13:6-11 Qui Gesù non stava parlando di un bagno che avrebbero preso, ma piuttosto del battesimo di Giovanni il Battista, che “si presentò nel deserto, predicando il battesimo [in simbolo] di pentimento (un cambiamento della propria mente verso il migliore, modificando sinceramente i suoi modi di agire e avendo avversione per i suoi peccati passati) per il perdono dei peccati” (Marco 1:4, 5). Per Geova erano puri a causa del loro pentimento e del battesimo, ma non tutti, come ha detto Gesù, riferendosi a Giuda. Giuda era stato battezzato anche lui, ma non era più puro essendo diventato un ladro e stando per tradire Gesù. – vedi esodo 40:30-32 Per quanto riguarda Giovanni il Battista ci viene detto che “venne a predicare nel deserto della Giudea, dicendo: ‘Pentitevi, poiché il regno dei cieli si è avvicinato’. Allora Gerusalemme e tutta la Giudea e tutto il paese intorno al Giordano uscivano verso di lui, ed erano da lui battezzati nel fiume Giordano, confessando apertamente i loro peccati. Avendo scorto molti farisei e sadducei che venivano al battesimo, disse loro: ‘Progenie di vipere, chi vi ha mostrato come sfuggire all’ira avvenire? Producete dunque frutto degno di pentimento … Io, da parte mia, vi battezzo con acqua a motivo del vostro pentimento …’” – Matteo 3:1, 2, 5-8, 11 Va fatto presente che il battesimo di Giovanni era per il pentimento dei peccati, non per il perdono. Il pentimento viene prima del perdono. Anzi, senza pentimento non c’è perdono. Ecco perché Giovanni il Battista è stato mandato da Geova per preparare la via, per avere un popolo pentito e purificato i cui peccati sarebbero stati perdonati una volta che il riscatto sarà stato pagato con il sangue del proprio Figlio di Dio, e che avrebbero esercito la fede in quel sangue. Dopo la morte di Gesù, il battesimo non era più solo per il pentimento dei peccati, ma anche per il perdono di essi. (Marco 1:2-4; Atti 13:24; Ebrei 9:11-14) Ecco perché il battesimo di Giovanni non era più valido dopo la morte di Gesù. Quelli che erano stati battezzati da Giovanni non avevano bisogno di essere battezzati di nuovo perché Geova aveva accettato il loro pentimento e li considerava puri, come simboleggiato dall’acqua, e aveva perdonato i loro peccati per la morte del Figlio. Il battesimo sin dalla morte di Gesù è per il pentimento e il perdono dei propri peccati. (Atti 2:38, 19: 3-5; Ebrei 9:22) Quindi, vediamo che il battesimo d’acqua è un simbolo appropriato del nostro pentimento sincera e della purificazione dai nostri peccati. È vero che possiamo ottenere il perdono dei nostri peccati solo esercitando la fede nel sacrificio di riscatto di Gesù (lavando le nostre vesti nel ’”sangue dell’Agnello”, Rivelazione 7:14), ma è al momento del nostro battesimo che i benefici del riscatto sono applicati a noi. Il battesimo d’acqua è un requisito da parte di Dio. Sottomettervici dimostra obbedienza, umiltà, fede e desiderio di avere una coscienza pulita davanti al nostro Creatore. (Ebrei 10:19-22) Senza il battesimo non c’è purificazione e quindi nessun perdono dei peccati. (vedi Numeri 19:20) “Pietro [disse] loro: ‘Pentitevi, e ciascuno di voi si battezzi nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei vostri peccati …’” – Atti 2:38 Da qui il comando di battezzare e di essere battezzato. (Matteo 28:19) “Ciò che corrisponde a questo salva ora anche voi, cioè il battesimo (non il togliere il sudiciume della carne, ma la richiesta fatta a Dio di una buona coscienza), per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo.” – 1 Pietro 3:21 Il battesimo non c’entra con la dedicazione. La dedizcaione non è menzionata, né definita, ovunque nelle Scritture. Ma se il battesimo ha a che fare con il perdono dei peccati, allora perché Gesù fu battezzato visto che non aveva commesso peccati e quindi non aveva nulla di cui pentirsi? L’apostolo Pietro ci dice: “Infatti, a questa [condotta] foste chiamati, perché anche Cristo soffrì per voi, lasciandovi un modello, affinché seguiate attentamente le sue orme. Egli non commise peccato, né fu trovato inganno nella sua bocca. Egli stesso portò i nostri peccati nel proprio corpo, sul palo, affinché morissimo ai peccati e vivessimo per la giustizia. E ‘per le sue vergate siete stati sanati’.” – 1 Pietro 2:21, 22, 24 Sì, Gesù “portò i nostri peccati nel proprio corpo”. Dal momento che “Cristo è morto per i nostri peccati”, ha sofferto per i nostri peccati, è stato anche battezzato per i nostri peccati, che egli portava nel proprio corpo. (Isaia 53:2-12; 1 Corinti 15:3) Questo soddisfaceva tutti i requisiti della Legge secondo il patto. Il Tabernacolo, il sommo sacerdote unto, i sacrifici del tempio e tutti i requisiti necessari per l’offerta dei sacrifici, compreso il loro essere purificati con l’acqua, erano “il nostro tutore che porta a Cristo”. (Galati 3:19, 24-25; Ebrei 8:1-6; 9:6-14) Sembrerebbe plausibile che il suo battesimo, nel momento in cui fu unto e diventò il Messia e con cui egli iniziò il suo ministero e l’adempimento della legge, non fosse prefigurato in nessuna parte della Legge? Il battesimo di Gesù lo ha preparato per il sacrificio del suo corpo umano perfetto, l’offerta per il peccato in favore dell’umanità. Un altro punto da considerare: quando siamo battezzati, non dovrebbe essere l’accento messo sull’amore di Dio per noi e l’amore di suo Figlio e la forniture del riscatto attraverso il quale otteniamo il perdono dei peccati e un rapporto privilegiato con il nostro padre celeste, piuttosto che sottolineare il nostro amore per Dio e ciò che stiamo facendo, e faremo, come avviene con la dedicazione?
”Non troviamo la parola dedicazione nelle scritture greche”
Il concetto di dedicazione, o consacrazione, al Divino non è unico ai testimoni di Geova. Questo è ciò che l’Encyclopedia cattolica scrive sotto “Consacrazione” (tradotto dall’inglese):
La consacrazione, in generale, è un atto attraverso il quale una cosa è separata da un uso comune e profano ad un uso sacro, o mediante la quale una persona o una cosa è dedicata al servizio e al culto di Dio con preghiere, riti e cerimonie. L’usanza di consacrare le persone al servizio divino e le cose per servire nel culto di Dio possono essere ricondotte ai tempi più remoti. Troviamo riti di consacrazione menzionati nel culto primitivo degli egiziani e di altre nazioni pagane. Tra le tribù semitiche, consisteva nel triplice atto di separare, santificare o purificare e dedicare o offrire alla divinità.
L’Enciclopedia sostiene che Mosè designò la nazione d’Israele come popolo di Dio “con un solenne atto di consacrazione”. Per quanto riguarda il sacerdozio di Aaronne e quello dei Leviti, essa dice:
Più tardi leggiamo sopra la consacrazione dei sacerdoti – Aaronne ei suoi figli (Exodus 29) – che erano stati unti in precedenza (Esodo 28). Qui abbiamo l’atto di consacrazione composto da purificazione, investimento e unzione (Levitico 8) come preparazione per la loro offerta di sacrifici pubblici … Distinto dalla consacrazione sacerdotale è quello dei Leviti (Numeri 3: 6) che rappresentano il primogenito di tutte le tribù. Il rito della loro consacrazione è descritto in Numeri, viii …
Per quanto riguarda i romani pagani, l’Enciclopedia continua a dire:
Tra i Romani, tutto ciò che era dedicato al culto dei loro dèi (campi, animali, ecc.) era consacrato e gli oggetti che appartengono intimamente al loro culto (templi, altari, ecc.) Erano dedicati. Queste parole erano spesso utilizzate indifferentemente e in entrambi i casi si comprendeva che l’oggetto, una volta consacrato o dedicato, rimaneva sacro in perpetuo.
Sulla base del proprio insegnamento di dedicazione e di consacrazione, la Chiesa cattolica ha adottato una varietà di costumi in relazione ad essa.
La Chiesa distingue la consacrazione dalla benedizione, sia per quanto riguarda le persone che le cose: da qui la cerimonia pontificale romana della consacrazione di un vescovo e della benedizione di un abate, della benedizione di una pietra angolare e della consacrazione di una chiesa o altare: in entrambi i personaggi o le cose passano da un ordine comune o profano ad un nuovo stato e diventano i soggetti o gli strumenti della protezione divina. A una consacrazione le cerimonie sono più solenni e elaborate che a una benedizione. Il ministro ordinario di una consacrazione è un vescovo, mentre il ministro ordinario di una benedizione è un sacerdote: ad ogni consacrazione vengono utilizzati gli oli santi, a una benedizione abitualmente si usa l’acqua santa. Il nuovo stato a cui la consacrazione eleva persone o cose è permanente, e il rito non può mai essere ripetuto, il che non è il caso di una benedizione: le grazie attaccate alla consacrazione sono più numerose ed efficaci di quelle attaccate ad una benedizione, la profanazione di una persona consacrata comporta una nuova specie di peccato, vale a dire il sacrilegio, che la profanazione di una persona benedetta o cosa non sempre fa. Per la consacrazione propria il Pontificio Romano comprende una persona, cioè un vescovo, e quattro cose, cioè un altare fisso, una pietra d’altare, una chiesa, un calice e una patena. La consacrazione di una chiesa è chiamata anche la sua dedicazione (q.v.) in accordo con la distinzione tra consacrazione e dedicazione tra gli antichi Romani sopra menzionati.
Charles Taze Russell ha anche sostenuto l’idea che dobbiamo essere consacrati a Dio. Questo è ciò che la Torre di Guardia del 15 gennaio 1989, pagina 18, ha scritto sotto il titolo “In che modo il battesimo ci può salvare”:
Nel 1914 C. T. Russell (l’allora presidente della Watch Tower Society) ricevette una lettera in cui un altro cristiano chiedeva se il suo figlio dodicenne dovesse essere esortato a dedicarsi a Dio. “Se io fossi in te”, rispose Russell, “non gli imporrei la consacrazione [dedicazione], ma gliela prospetterei come l’unica condotta appropriata per tutte le persone intelligenti che hanno conosciuto Dio e i suoi benigni propositi … Senza consacrazione nessuno otterrà mai la vita eterna … La consacrazione non può far male a tuo figlio, ma lo può aiutare molto. … Chi può dire che un bambino di dieci anni non possa in maniera piena e completa giungere a comprendere il valore della piena consacrazione in quanto a pensieri, parole e opere? Guardando indietro, comprendo che la mia completa consacrazione fu fatta per la prima volta poco più tardi, dopo i dodici anni”.
Nel 1952 la Watchtower Society ha riesaminato la questione della consacrazione e meglio definito ciò che comportava. Ecco come è stato spiegato:
I testimoni di Geova hanno sempre capito e spiegato chiaramente che cosa simboleggiava il battesimo in acqua, benché vi sia stato un cambiamento nella terminologia. In passato quella che noi ora chiamiamo “dedicazione” veniva chiamata “consacrazione”. Fu chiamata consacrazione, per esempio, nel libro di Charles Taze Russell intitolato “La nuova creazione”, nel quale è spiegato il significato del battesimo in acqua, con particolare riferimento a quelli che costituiscono il corpo simbolico di Cristo, che hanno la speranza della vita celeste. A suo tempo, tuttavia, ne La Torre di Guardia del 1° novembre 1952 furono stampati due articoli su questo soggetto. L’articolo principale era intitolato “Dedicazione a Dio e consacrazione”, e l’articolo secondario era intitolato “Dedicazione per la vita nel nuovo mondo”. Questi mostravano che ciò che era una volta chiamato “consacrazione” era definito più giustamente “dedicazione”. Da allora è stato usato il termine “dedicazione”. – w 64, 1/8, p. 472-3, Avete fatto una dedicazione accettevole a Dio?
È interessante notare che in passato la Watchtower ha riconosciuto che la parola “dedicazione” in relazione al dono di sé esclusivamente a Dio non si trova nelle Scritture. E che non è né legato al battesimo né al diventare discepolo di Cristo. La Torre di Guardia del 1° novembre 1952, nell’articolo intitolato “Dedicazione per la vita nel nuovo mondo”, ha giustamente affermato (qui sotto, la traduzione dell’edizione inglese del 15 maggio 1952):
Cercando attraverso le Scritture greche cristiane non troviamo né la parola dedicazione né la parola consacrazione utilizzata per designare questa fase di darsi esclusivamente a Dio attraverso Gesù Cristo. A proposito di coloro che hanno accettato il cristianesimo primitivo, abbiamo semplicemente trovato che hanno creduto o esercitato la fede. La formula utilizzata da chi esortava ili popolo era: “pentitevi e convertitevi”, o “pentitevi e siate battezzati”. Nel giorno della Pentecoste, quando il popolo perplesso chiese agli apostoli di Cristo: “Fratelli, cosa faremo?” Pietro rispose: “Pentitevi, e ciascuno di voi si battezzi nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il gratuito dono dello spirito santo … Salvatevi da questa perversa generazione”. Alcuni giorni dopo, al tempio, Pietro disse ad un’altra folla: “Pentitevi, perciò, e convertitevi perché i vostri peccati siano cancellati, affinché vengano dalla persona di Geova stagioni di ristoro e affinché mandi il Cristo che ha costituito per voi, Gesù”. (Atti 2:37-40; 3:19, 20) Quando il carceriere di Filippi, in Macedonia, preso con rimorsi di coscienza, chiese a Paolo e Sila: “Signori, che devo fare per essere salvato?” risposero: “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato, tu e la tua casa”. Poi “annunciarono la parola di Geova a lui e a tutti quelli della sua casa. Ed egli, presili con sé in quell’ora della notte, lavò le loro ferite; e tutti, lui e i suoi, furono battezzati senza indugio”. – Atti 16: 30-33 Secondo il racconto sacro, come sono diventati veri cristiani? Dedicandosi? No! Era credendo o diventando credenti, esercitando la fede e riposando la loro fede nel disegno e nell’ordine rivelato da Dio. Leggete da solo: dopo la Pentecoste, “Tutti quelli che divennero credenti erano insieme, avendo ogni cosa in comune”. “Per di più, continuavano ad aggiungersi credenti nel Signore, moltitudini di uomini e donne”. “A lui tutti i profeti rendono testimonianza, che chiunque ripone fede in lui ottiene il perdono dei peccati per mezzo del suo nome”. “Inoltre, la mano di Geova era con loro e un gran numero [di persone], divenute credenti, si volsero al Signore”. “Udendo ciò, quelli delle nazioni si rallegravano e glorificavano la parola di Geova, e tutti quelli che erano giustamente disposti per la vita eterna divennero credenti”. “Quindi Paolo uscì di mezzo a loro, ma alcuni uomini si unirono a lui e divennero credenti”. “Ma Crispo, presidente della sinagoga, divenne credente nel Signore, e così tutta la sua casa. E molti dei corinti che udirono credevano ed erano battezzati”. “E molti di quelli che erano divenuti credenti venivano, confessando e dichiarando apertamente le loro pratiche”. Quindi, tale adesione alle credenze o alla fede secondo il disegno e la volontà appena rivelati di Dio fu ciò che li fece cristiani, il popolo di Dio.Atti 2:44; 4:4; 5:14; 10:43; 11:21; 13:48; 17:33; 18:8; 19:18
Anche se la Watchtower riconosce che nelle Scritture greche cristiane “non troviamo né la parola dedicazione né la parola consacrazione utilizzata per designare questa fase di darsi esclusivamente a Dio attraverso Gesù Cristo” e ciò che ha reso i primi cristiani il popolo di Dio era la loro “secondo il disegno e la volontà appena rivelati di Dio”, e non una dedicazione e che “la formula utilizzata da chi esortava il popolo era: ‘pentitevi e convertitevi’, o ‘Pentitevi e siate battezzati’”, piuttosto che la necessità di dedicarsi a Dio, tuttavia, l’autoproclamato “schiavo fedele e discretto”, il Corpo Direttivo, si è occupato di definire la nostra dedicazione a Dio in qualunque modo che abbia ritenuto idonei, non diverso da quello che la Chiesa cattolica ha fatto, persino andare così lontano da farne un requisito fondamentale per la salvezza. L’articolo continua dimostrando come hanno usato la Scrittura di Giacomo 2:17, 24 per definire questa dottrina della dedicazione:
Dove è dunque la dedicazione di sé a Dio attraverso Gesù? È incluso in tale credenza o esercizio della fede. Giacomo 2:17, 24 ci dice: “la fede, se non ha opere, è in se stessa morta. Voi vedete che l’uomo dev’essere dichiarato giusto per le opere e non per la fede soltanto”. La dedicazione a Dio attraverso Cristo è vivere secondo la fede, attivarla, renderla produttrice di opere che portano alla pratica della giustizia. Come si nota dalla citazione sopra, coloro che esercitavano fede o diventarono credenti praticano opere. SI fecero battezzare nell’acqua per dare una testimonianza simbolica della loro fede, e così imitavano Gesù. Si sono allontanati dal mondo e si sono rivolti a lui come l’Unto o Messia di Geova, che Dio aveva stabilito per essere il loro Signore celeste. Si unirono all’organizzazione visibile di Geova e rimasero insieme come una congregazione unita. Essi hanno confessato e dichiarato apertamente le proprie pratiche passate e hanno mostrato che si erano pentiti o avevano cambiato la loro mente su tali cose e che si erano convertiti e stavano caminando secondo vie di Dio sulle orme di Gesù. Ecco come hanno mostrato che erano “giustamente disposti per vita eterna” nel nuovo mondo.
Lo scrittore della Bibbia Giacomo non menziona alcuna dedicazione. Non è quello che stava discutendo. Ma la Watchtower è andata oltre le parole di Giacomo per potere definire tutte le cose che la dedicazione dovrebbe comportare, insegnandoci come possiamo mettere ”vivere secondo la fede, attivarla, renderla produttrice di opere”, se ci atteniamo a la loro definizione di quello che è vivere in accordo con la nostra dedicazione, o qualunque cosa che affermino che coinvolga, e poi affermando che il battesimo è un simbolo di ciò che non viene addirittura insegnato nelle Scritture. Non è questo andare “oltre ciò che è scritto”? Sì, e di più, lo riconoscono senza pudore! (1 Corinti 4:6) Farebbero bene a tener conto di queste altre parole di Giacomo: “Non molti di voi divengano maestri, fratelli miei, sapendo che riceveremo un più grave giudizio”. – Giacomo 3:1 Quale è, in realtà, l’origine della nostra pratica di dedicazione poiché, indubbiamente, non è menzionata nelle Scritture? Consideriamo la somiglianza della nostra dedicazione e quella degli altri:
Quando, in preghiera, in silenzio o in modo udibile, ci dedichiamo per fare la sua volontà da allora in poi e per sempre, in qualsiasi ambito della vita che Dio ci riserva, Dio nei cieli alti ci ascolta veramente o presta attenzione? La sua parola ci assicura che lo fa, e dobbiamo esercitare la fede che egli lo fa, per attenerci alla nostra decisione … Così, dopo averti dedicato con fede a Dio, tieni la tua parola sacra, inviolabile, intangibile da ogni cambiamento. Il tuo voto di essere suo e fare la sua volontà è vincolante per sempre. – La Torre di Guardia, 15 maggio 1952, pag. 317, “Dedicazione per la vita nel nuovo mondo” (edizione inglese)
Quanto è simile alla pratica romana di dedicazione dove “si comprendeva che l’oggetto, una volta consacrato o dedicato, rimaneva sacro in perpetuo”! O quella della Chiesa Cattolica: “i personaggi o le cose passano da un ordine comune o profano ad un nuovo stato e diventano i soggetti o gli strumenti della protezione divina … Il nuovo stato a cui la consacrazione eleva persone o cose è permanente, e il rito non può mai essere ripetuto”. Ricorda che era Geova che ha scelto e unto (“consacrato” secondo l’Encyclopedia cattolica) Aaronne ei suoi figli come sacerdoti e anche i Leviti. Nessuno poteva “consacrare” se stesso a Dio. (Ebrei 5:4) L’abitudine di consacrare o dedicare persone al servizio divino e le cose per servire nel culto di Dio possono essere tracciate nei momenti più remoti, “nel culto primitivo degli egiziani e di altre nazioni pagane”, compresi i Romani.
In sintesi:
Ciò che applichiamo ad altre religioni dobbiamo innanzitutto applicarlo a noi stessi, cioè che non siamo ‘graditi a Dio se ciò che crediamo sinceramente non è basata su informazioni accurate”. (La Torre di Guardia 2003, febbraio 15, pag. 32) Ho cercato di mostrare dalle Scritture e citazioni dalla Società che:
  • La nazione di Israele non era dedicata a Dio, ma era in un patto con lui. Queste due cose non sono le stesse; i termini non sono intercambiabili.
  • La dedicazione non ha nulla a che fare con le proprie preghiere udite da Dio. Cornelius si era dedicato a Dio affinché le sue preghiere venissero ascoltate?
  • Non è dovuto a alcuna “dedicazione” a Dio da parte nostra che ereditiamo la vita eterna. Insegnando questo, in realtà neghiamo il riscatto, sebbene apparentemente l’accettiamo, però in modo puramente formale.
  • Abbiamo tolto a Geova ciò che gli appartiene sottolineando il nostro amore per lui, piuttosto che l’amore di Dio per noi.
  • A causa della nostra dottrina della dedicazione, abbiamo reso la parola di Dio senza valore in quanto siamo in grado di giudicare la spiritualità dei nostri fratelli e sorelle, confrontare la nostra attività con gli altri e addirittura abbiamo dato “motivi scritturali” per la separazione di coppie sposate. Queste sono tutte le cose che le Scritture ci dicono di non fare. – Matteo 7:1-2; Romani 14:4, 10, 13; 2 Corinti 10:12; Galati 6:4; 1 Corinti 7:10-11
  • Il Battesimo non si riferisce ad alcun voto di dedicazione. È interessante osservare come la Torre di Guardia sia d’accordo con questo punto:
    Si dovrebbe anche notare che i voti erano qualche cosa di spontaneo, e pertanto non richiesti, non sollecitati. Non erano qualche cosa di stabilito come esigenze generali per tutti quelli che godevano un certo privilegio o entravano in una certa relazione. Perciò, per divenire discepolo di Cristo Gesù e adempiere le esigenze che sono stabilite per tutti, compreso il pentimento e la conversione e la pubblica dichiarazione della propria fede, e il proprio battesimo, non ci voleva un “voto” nel senso scritturale. – w74, 1/4, p. 222, domande dai lettori
  • Inoltre, la Torre di Guardia riconosce che “non troviamo né la parola dedicazione né la parola consacrazione utilizzata per designare questa fase di darsi esclusivamente a Dio attraverso Gesù Cristo. Ovviamente, questa fase di “darsi esclusivamente a Dio attraverso Gesù Cristo” non è un requisito per la vita eterna. Non ha nulla a che fare con il battesimo.
Non ho fatto ricerche e postato tutto questo con l’obiettivo di fare inciampare nessuno. Il mio scopo è quello di mostrare perché abbiamo tanti problemi che hanno fatto inciampare molte delle pecore preziose di Geova; perché così tanti si sentono indegni, non all’altezza delle loro responsabilità di dedicazione e non si aspettano di sopravvivere nel nuovo sistema. E solo Geova sa quanti altri non hanno mai fatto il passo necessario del battesimo, temendo di non poter soddisfare tutti i requisiti necessari per una dedicazione personale a Dio. Il problema è che siamo andati ”oltre ciò che è scritto”. Nessuno sulla faccia di questa terra ha l’autorità di farlo!1 Corinti 4:6 Abbiamo abbiamo reso la parola di Dio senza valore tramite alcuni nostri insegnamenti che sono stati fortemente trincerate. (2 Corinti 10:4) Ma, piuttosto che essere scoraggiati da queste informazioni, esse dovrebbero riempirci della speranza che Geova presto metterà le cose a posto. Che il nostro pesante giogo di vivere in armonia alla nostra dedicazione sarà presto eliminato da noi. Allora saremo in grado di sottometterci al piacevole giogo che Gesù ci ha offerto; “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, poiché io sono d’indole mite e modesto di cuore, e troverete ristoro per le anime vostre. Poiché il mio giogo è piacevole e il mio carico è leggero”. – Matteo 11:28-30
Si può chiedere:
Il nostro battesimo è valido? Se il nostro battesimo non è un battesimo di dedicazione e che abbiamo reso la parola di Dio senza valore in relazione a questa nostra tradizione, allora qual è la nostra posizione davanti a Geova? Consideriamo questi fatti: noi crediamo nel riscatto. Esercitiamo la fede e insegniamo agli altri a fare altrettanto. Ci siamo pentiti del nostro precedente modo di vivere e sappiamo che abbiamo il perdono dei peccati e guadagniamo la vita a causa del sangue versato da Gesù. Siamo battezzati in obbedienza al comando di farlo. Queste sono le esigenze di Dio e quindi Geova accetta il nostro battesimo e siamo in grado di godere di un rapporto con lui. Non tiene conto di tutti gli altri requisiti che abbiamo ad esso collegato. Ma a causa che siamo andati “oltre quanto scritto” abbiamo causato gravi problemi che Geova affronterà in tempo opportuno. – 1 Corinti 4:6 La nazione di Israele è diventata popolo del patto di Dio al Monte Sinai dove Geova ha dato loro la legge per mezzo di Mosè. Egli disse loro: “Non dovete aggiungere alla parola che vi comando, né dovete togliere da essa, in modo da osservare i comandamenti di Geova vostro Dio che io vi comando”. (Deuteronomio 4:2; 12:32) Quando Gesù è venuto, i leader religiosi avevano aggiunto notevolmente alla legge di Dio. Gesù ha detto di loro che si erano “seduti sul seggio di Mosè” e così avevano posto “carichi pesanti” sul popolo. Così avevano reso la parola di Dio senza valore. (Matteo 23:2-5; 15:3-9) Eppure, erano ancora il suo popolo. Siamo diventati colpevoli dello stesso peccato. Alcuni di quelli che hanno ricevuto la responsabilità di nutrire la casa di Dio, si sono anche “seduti sul seggio di Mosè” (ora seggio di Gesù, il più grande Mosè). Hanno aggiunto alla parola di Dio, hanno posto carichi pesanti sulle pecore e hanno reso la parola di Dio senza valore in tanti modi diversi. Possiamo essere certi che se Geova e il suo Figlio condannassero questo modo di fare nel primo secolo lo condannano ancora oggi.
Ciascuno faccia come ha deciso nel suo cuore, non di malavoglia o per forza, poiché Dio ama il donatore allegro. – 2 Corinti 9:7
Nel pubblicare queste informazioni non ho intenzione di scoraggiare nessuno di dedicarsi o di consacrarsi a Geova. È bello quando vogliamo e possiamo dimostrare a Dio quanto lo amiamo, come i nazirei dell’antichità o pionieri di oggi. Come Gesù ci ha incoraggiati in Matteo 6:33, dobbiamo continuare a cercare innanzitutto il regno e la sua giustizia e siamo certi che Geova si prenderà cura delle nostre necessità se lo facciamo. Sono sicuro che molti hanno trovato questa promessa degna di fede. Molti uomini di successo si dedicano a varie cause o carriere, come medici, avvocati, politici, forze armate, sport, musica, arti, hobby, per citarne solo alcune. Allora, allo stesso modo, perché non consacrarci o dedicarci al servizio di Dio rendendolo la caratteristica più importante della nostra vita? Ma, come ho spiegato, non è questo che fa il nostro battesimo e né Geova ha chiesto che dobbiamo dedicarci a lui. Né sta minacciando nessuno perché non lo abbia fatto. Ci viene detto nella sua Parola che il battesimo è necessario per la salvezza, ma non c’è alcuna menzione di dedicazione. Aggiungendo una sola parola alla Parola di Dio potremmo ritrovarci a dare una nuova definizione ad insegnamenti importanti e essere intrappolati nelle nostre tradizioni, rendendo senza valore la parola di Dio. Questo non è mai per il nostro vantaggio a lungo andare. – Proverbi 30:6; Sofonia 2:3 Non possiamo guadagnare la vita eterna dalle nostre opere e penso che ogni anziano lo riconoscerà. La Scrittura del Giorno per giovedì 14 gennaio 2010 faceva notare: “A motivo dell’imperfezione, gli esseri umani peccatori non possono guadagnarsi la vita eterna semplicemente cercando di fare ciò che è giusto. (Isa. 64:6) È possibile ottenerla solo esercitando fede nell’amorevole provvedimento preso da Dio per la salvezza mediante Gesù Cristo. Facciamo tutto il possibile per dimostrare il nostro apprezzamento per quella immeritata benignità di Dio!w08 15/6 2:2, 3” Se ammettono l’ovvio, allora perché non viene insegnato? (paragoni con Galati 2:16, 21; 3:10-11) Perché la contraddizione? Perché il giogo pesante e le difficoltà inutili sui fratelli? Perché l’insegnamento “nobile” della dedicazione è uno strumento prezioso nelle mani di coloro che si sono posti come governatori della casa di Dio. Permette loro di imporre le loro regole al gregge. Permette inoltre di stabilire una legge non stabilita nelle Scritture. Permette loro di andare oltre le cose scritte senza essere contestati. Non tutti noi cerchiamo di vivere al massimo la nostra dedicazione come insegnato da loro? C’è qualche pericolo nel farlo? Considerate le conseguenze! Perché c’è una tale epidemia di divorzi e di matrimoni interrotti tra il popolo di Dio? Dovremmo essere sorpresi da questa situazione quando sottolineiamo che la nostra dedicazione a Dio, che comprende la partecipazione alle riunioni e essere attivi nell’opera di predicazione, è la cosa più importante della nostra vita per la quale dobbiamo ottenere la salvezza? Non c’è da meravigliarsi che gli adulteri, i pedofili, i partner di affari senza scrupoli, anche anziani, gli ubriaconi, ecc. tra noi stanno anche cercando di “vivere in accordo con la loro dedicazione”. – confronta 2 Timoteo 3:1-5 E coloro che amano veramente il loro Creatore, ma soffrono di malattie, oneri finanziari, età avanzata, responsabilità familiari, o opposizione, oltre ad altri problemi, possono eventualmente esaurirsi e rinunciare a causa di sentimenti di indegnità. Il giogo piacevole che il nostro Maestro ci ha invitato ad accettare diventa opprimente quando il carico è diventato pesante. – Matteo 11:29, 30; 23:2-5; Atti 15:10,11; Galati 5:1 Ma c’è speranza! La promessa di Dio ci assicura: “E dovranno conoscere che io sono Geova quando avrò rotto le sbarre del loro giogo e le avrò liberate dalla mano di quelli che le avevano impiegate come schiavi”. Questo sarà compiuto nel momento in cui Geova terrà i pastori della sue pecore responsabili, richiedendo le sue pecore dalla loro mano, “nel giorno delle nuvole e della fitta oscurità”. – Ezechiele 34:10-12, 27, 31 Con che cosa mi presenterò a Geova? [Con che cosa] mi inchinerò a Dio in alto? Mi presenterò a lui con olocausti, con vitelli di un anno? Egli ti ha dichiarato, o uomo terreno, ciò che è buono. E che cosa richiede da te Geova, se non di esercitare la giustizia e di amare la benignità e di essere modesto nel camminare col tuo Dio? – Michea 6:6, 8
È necessario essere battezzato per sopravvivere a Armaghedon?
Chiedersi se è necessario essere battezzato per sopravvivere a Armageddon è una buona cosa. Potrebbe essere giudizioso considerare cos’è realmente il battesimo e perché Geova lo richiede. Questo è ciò che Perspicacia, vol. 1 p. 298 sotto la voce Battesimo, dice sull’origine del battesimo:
Il primo uomo autorizzato da Dio a battezzare in acqua fu Giovanni figlio di Zaccaria e di Elisabetta. (Lu 1:5-7, 57) Il fatto stesso che egli era noto come “Giovanni il Battista” o “il battezzatore” (Mt 3:1; Mr 1:4) indica che il battesimo o immersione in acqua era diventato di dominio pubblico particolarmente grazie all’opera di Giovanni, e le Scritture dimostrano che il suo ministero e il suo battesimo erano da Dio; non erano una sua iniziativa personale. La sua opera, predetta dall’angelo Gabriele, era da Dio (Lu 1:13-17), e Zaccaria profetizzò mediante lo spirito santo che Giovanni sarebbe stato un profeta dell’Altissimo per preparare la via di Geova. (Lu 1:68-79) Gesù confermò che il ministero e il battesimo di Giovanni erano da Dio. (Lu 7:26-28)
Vediamo che è stato Dio a introdurre il battesimo. Per quale scopo? Possiamo imparare il significato e l’importanza del battesimo d’acqua da ciò che è stato incluso nella Legge data da Mosè, legge che divenne “il nostro tutore che conduce a Cristo” (Galati 3:24). Secondo la Legge i Leviti furono purificati e anche chiunque che era diventato impuro, spruzzando su di loro l’acqua di “purificazione dal peccato”. (Numeri 8:7; Esodo 30:17-21) Perspicacia, vol. 1 p. 1152, dice:
In Israele chi … era impuro doveva seguire un preciso procedimento di purificazione per non essere ‘stroncato di mezzo alla congregazione’. Per questo ci voleva la cenere di una vacca rossa, sana, che non era mai stata aggiogata. Acqua con dentro un po’ di questa cenere veniva spruzzata sull’impuro. — Nu 19:1-22
Nota ciò che dice il libro dei Numeri riguardante la legge che Geova ha dato al suo popolo, dell’offerta della vacca rossa “che non era mai stata aggiogata” e che non aveva difetti fisici:
E Geova parlava a Mosè e ad Aaronne, dicendo: “Questo è uno statuto della legge che Geova ha comandato, dicendo: ‘Parla ai figli d’Israele, che ti devono prendere una vacca rossa, sana, in cui non sia difetto e su cui non sia venuto giogo. E la dovete dare ad Eleazaro il sacerdote, ed egli la deve condurre fuori del campo, e dev’essere scannata davanti a lui. Quindi Eleazaro il sacerdote deve prendere parte del suo sangue col dito e deve spruzzare parte del suo sangue direttamente verso il davanti della tenda di adunanza per sette volte. E la vacca dev’essere bruciata sotto i suoi occhi. Se ne brucerà la pelle e la carne e il sangue insieme allo sterco. E il sacerdote deve prendere legno di cedro e issopo e fibre di colore scarlatto e gettarli in mezzo al fuoco che brucia la vacca. E il sacerdote deve lavare le sue vesti e bagnare la sua carne nell’acqua, e poi potrà entrare nel campo; ma il sacerdote dev’essere impuro fino alla sera. E colui che l’avrà bruciata laverà le sue vesti nell’acqua e deve bagnare la sua carne nell’acqua, e dev’essere impuro fino alla sera. E un uomo puro deve raccogliere le ceneri della vacca e depositarle fuori del campo in luogo puro; e devono servire all’assemblea dei figli d’Israele come qualcosa da tenere per l’acqua di purificazione. È un’offerta per il peccato. E colui che raccoglie le ceneri della vacca si deve lavare le vesti ed essere impuro fino alla sera. E deve servire ai figli d’Israele e al residente forestiero che risiede come forestiero in mezzo a loro come statuto a tempo indefinito.’” – Numeri 19:5-10
Questa cerimonia di purificazione con acqua, mescolata alle ceneri della vacca rossa sacrificale, un’offerta per il peccato, era, come si dice, “per la rimozione del peccato” [“è per purificare dal peccato.” (La Nuova Diodati); “è un sacrificio per il peccato” (Nuova Riveduta 1994)], e ha significato per noi. Nota che cosa la Torre di Guardia del 1° giugno 1984, a pagina 23, dice a questo proposito:
Il libro di Numeri costituisce un prezioso anello di collegamento nella narrazione relativa all’istituzione del Regno di Dio. Inoltre rivolge l’attenzione a Gesù Cristo. Per esempio, i sacrifici animali e l’uso delle ceneri di una vacca rossa indicavano il provvedimento, di gran lunga più importante, per la purificazione mediante il sacrificio di Gesù. (Numeri 19:2-9; Ebrei 9:13, 14)
Inoltre, Perspicacia, vol. 1 p. 457 dice:
Secondo Numeri capitolo 19, una vacca rossa, sana, senza difetti e che non aveva mai portato il giogo veniva scannata e bruciata fuori del campo. Le ceneri di questa “offerta per il peccato” venivano depositate in un luogo puro fuori del campo (Nu 19:9), dove restavano a disposizione per essere mischiate con acqua e spruzzate su persone o cose impure per purificarle. (Nu 19:17) L’apostolo Paolo fece riferimento alla purificazione simbolica della carne mediante “la cenere [gr. spodòs] di una giovenca” per evidenziare una purificazione molto più grande, la purificazione della “coscienza dalle opere morte” resa possibile mediante “il sangue del Cristo”. (Ebrei 9:13, 14)
Le Scritture ci aiutano a comprendere il significato e l’importanza del battesimo, come “il sangue del Cristo”, l’offerta per il peccato fornita da Geova, ha un valore molto più grande nel purificarci dai nostri peccati quando siamo battezzati che non l”’acqua per l’eliminazione del peccato” sotto la legge del patto. Essendoci pentiti dei nostri peccati, il battesimo simboleggia il fatto di essere lavato o purificato da loro, reso possibile dal “sangue del Cristo”. Per questo motivo siamo battezzati nel nome di Gesù Cristo. (Atti 2:38; 10:48) È al momento del nostro battesimo che Geova perdona i nostri peccati – il che ci concede una coscienza pulita – e noi siamo poi simbolicamente vestiti di vestiti bianchi, come nel caso della “grande folla” nella Rivelazione. (Rivelazione 9: 9, 13,14; 3: 4,5, Isaia 1:16, Ezechiele 16: 9) Ecco perché Ananias disse al neo-convertito Saul, che divenne poi l’apostolo Paolo: “E ora perché indugi? Alzati, battezzati e lava i tuoi peccati invocando il suo nome”. (Atti 22:16) Secondo il patto della legge, chiunque si fosse rifiutato di rispettare la regolamentazione della purificazione mediante l’acqua doveva essere “stroncato di mezzo alla congregazione, perché ha contaminato il santuario di Geova” (Numeri 19:20). È proprio al momento del battesimo che una persona riceve i benefici del riscatto di Cristo applicato a lui. Questo è stato rappresentato con le ceneri dell’“offerta per il peccato” (tutta la vacca rossa, incluso il sangue) mescolate con l’acqua di purificazione del peccato (Numeri 19:5, 9) Chi non desidera essere battezzato non approfitta del riscatto e rimane impuro agli occhi di Dio (1 Pietro 3:21) Potremmo confrontare il battesimo con la cerimonia del matrimonio, poiché il matrimonio non è ufficiale, legale, fino alla cerimonia. Quando Pietro spiegò alla folla, che si era radunata a causa del il sorprendente evento che si è verificato durante la Pentecoste, molti di loro hanno risposto e hanno chiesto cosa hanno bisogno di fare. Pietro rispose loro dicendo: “Pentitevi, e ciascuno di voi si battezzi nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il gratuito dono dello spirito santo”. Il racconto afferma che “quelli che accolsero di cuore la sua parola furono battezzati, e quel giorno si aggiunsero circa tremila anime”. Capisci, una persona diventa membro della famiglia di Dio al momento del suo battesimo. Riceve allora lo spirito santo ed è ora figlio o figlia appartenente a Geova, avendolo come Padre. Questo è anche quello che Gesù intendeva dire a Nicodemo quando disse: “A meno che uno non nasca d’acqua e di spirito, non può entrare nel regno di Dio”. Una persona non può ricevere lo spirito di Dio senza il battesimo. (Atti 2: 37-41; Giovanni 3:5, 1 Corinti 3:16, 17; 2 Corinti 6:18, 1 Timoteo 3:15) Vediamo che il battesimo è un comando da Geova. Gesù ha commissionato i suoi discepoli a andare e fare “discepoli di persone di tutte le nazioni, battezzandole” e “insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandato”. (Matteo 28:19, 20) Per questo motivo non abbiamo bisogno del permesso di nessuno per obbedire a quella divina direttiva. Proibire o impedire a qualcuno di essere battezzato attraverso condizioni artificiali, restrizioni o qualificazioni create dall’uomo sarebbe una cosa seria, mettendoci in opposizione a Dio. (Atti 5:29, 38, 39, Rivelazione 22:18,19) Ogni anziano nella sua congregazione ha la responsabilità di incoraggiare e aiutare i fratelli ad obbedire a Geova nell’eseguire tutte le sue esigenze. Non è affar suo di determinare se una persona che vuole essere battezzata sia pronta a farlo. (Romani 14:4) Se gli anziani della tua congregazione sentono che non sei pronto per il battesimo e tentano così di scoraggiarti o addirittura impedirti di farlo, cosa potresti fare? (Atti 8:36; 10:47; 16:33) Nel mio caso, quando avevo sedici anni ho conosciuto Geova e sono venuto ad amarlo. Perciò ero determinato ad essere battezzato. Ho aspettato la prossima assemblea di distretto, ho preso il mio costume da bagno e un asciugamano e sono stato battezzato insieme a seicento altri. Non avevo incontrato nessun anziano o servitore per chiedere il loro permesso. Sentii che questo era qualcosa di molto personale tra me e Geova. Quello che ha seguito subito dopo mi ha fornito la prova che Geova aveva effettivamente accettato il mio battesimo. Sono sicuro che altri abbiano fatto lo stesso, e Geova ha benedetto la loro obbedienza. Se non c’è un congresso in cui potrai unirti ad altri per essere battezzato; o se è impossibile a causa dei tuoi anziani che non includono il tuo nome nella loro lista d’approvazione per i candidati al battesimo, allora tieni presente che qualunque altro fratello battezzato è qualificato per battezzare, in qualunque idoneo pezzo d’acqua dove si può essere immerso. (2 Cor 3:1, 4-6) Ala Società piace ricordarci spesso che non abbiamo una classe clericale tra il popolo di Dio; allora perché dovremmo sottoporci a uomini carnali che non si sottomettono a Dio? (1 Cor 3:1-9) Che dire di una persona che vuole essere battezzata, ma non è in grado a causa di una disabilità fisica, magari confinata in un letto o addirittura agganciata ad un dispositivo meccanico che lo tiene vivo; o anche a causa di una incapacità mentale di comprendere i requisiti di Dio e quindi di non essere in grado di obbedire? Nelle circostanze in cui una persona non ha veramente la capacità di obbedire a Geova, possiamo essere certi che Geova capisce. Egli è l’autore delle sue leggi, ed è sta a lui decidere se applicarle o fare eccezioni. Non è una cosa che dobbiamo determinare. (Matteo 12:1-5) Tuttavia, Gesù ha avvertito che Dio riterrà responsabile e punirà i condottieri tra il suo popolo che hanno abbiamo reso la parola di Dio senza valore dalle loro proprie tradizioni e dottrine, come la sostituzione dell’acqua “di purificazione” con un “acqua di dedicazione”, impedendo ad una persona di obbedire a Dio adeguatamente. (Matteo 15:6-9) I membri della “grande folla” che “viene dalla grande tribolazione” sono tutti battezzati, perché “lavato le loro lunghe vesti e le hanno rese bianche nel sangue dell’Agnello”. (Rivelazione 7:9,14) Non ci sono altri sopravvissuti della grande tribolazione menzionati nelle Scritture. Non permettere a nessuno di impedirti di essere battezzato. (1 Pietro 3:21) Tornare alla lettura dell’articolo
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Lettura consigliata
Esaminiamo le nostre credenze:

l'esistenza di Dio

Se si chiede ad un cristiano, ed in particolare a un Testimone di Geova, di fornire una prova dell'esistenza di Dio, ci sono grandi probabilità che citi il quarto versetto del terzo capitolo della lettera agli Ebrei, "Ogni casa è costruita da qualcuno, ma chi ha costruito ogni cosa è Dio".

Se il ragionamento è corretto, dal nulla non si è generato nulla bensì ogni cosa è presente sulla terra per via della volontà di un progettista, bisogna tuttavia capire che Paolo non stava cercando di argomentare sull'esistenza di un Creatore. Si stava rivolgendo ai suoi compagni cristiani, oltre che ebrei, che certamente non dubitavano del fatto che l'universo fu governato da un essere potente alla base di tutto. Inoltre, nell'antichità il problema non era affatto la non-credenza in Dio ma piuttosto l'inverso: si aveva tendenza a credere in una moltitudine di divinità. D'altronde, Paolo, in un'occasione, rimarcò che era stato fatto un altare dedicato ad un dio sconosciuto, sicuramente per timore di dimenticare di adorare una divinità.

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Acalia & Marta
Parabole per i nostri giorni (prima parte)
Carl-Bloch-Sermon-on-the-Mount
Cos'hanno da dirci le parabole di Gesù? Hanno relazione coi nostri giorni? Per prima cosa dobbiamo identificarle e comprendere quali di esse hanno un risvolto profetico. Per fare un esempio contrario, la parabola del figlio prodigo contiene un grandissimo insegnamento per noi ma non è profetica, non annuncia nessun avvenimento! Come facciamo dunque a distinguere i tipi di parabole? Come al solito, è molto semplice: ci atterremo a ciò che disse Gesù Cristo stesso, senza aggiungere né togliere. Limiteremo le interpretazioni ai soli elementi che si possono evincere direttamente dai racconti o da altri particolari scritti e attinenti. Per il resto ci accontenteremo volentieri della risposta del Signore: "Non sta a voi acquistar conoscenza dei tempi o delle stagioni che il Padre ha posto nella propria autorità”. – Atti 1:7
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