BaruQ
Cibo per i Testimoni di Geova riflessivi
“‘Ma in quanto a te, tu continui a cercare grandi cose per te stesso. Non continuare a cercare. Poiché, ecco, io farò venire la calamità su ogni carne’, è l’espressione di Geova, ‘e certamente ti darò la tua anima come spoglia in tutti i luoghi nei quali andrai’”
Importante: Questo sito non pretende di possedere la verità. Il lettore dovrebbe essere in grado di usare discernimento, esaminando attentamente le Scritture per vedere se queste cose sono così. (Atti 17:11)
Perimeno
Se i Testimoni di Geova possono celebrare gli anniversari, perché non celebrano i compleanni?
By courtesy of Daniel Ribeiro Cortat Arastoro  on Pixabay.com
Sono un Testimone e voglio che tu sappia che apprezzo il tuo sito web (perimeno.ca). Leggo le Scritture che riporti e spesso faccio ulteriori ricerche per assicurarmi che sono in accordo con le altre Scritture sull’argomento. Mi ha aiutato a chiarire una serie di cose che avevo difficoltà a spiegare prima, mentre mi ha anche confermato alcune cose che già sapevo. Ma c’è una cosa che non sono stato in grado di spiegarmi scritturalmente, e non ho visto il tema in discussione sul tuo sito, e che è, perché non festeggiamo i compleanni? Recentemente, sono andato ad una festa di un mio parente, che si è rivelata essere il suo compleanno. Un anziano, saputo che ero andato lì (non so come ha fatto a saperlo) mi ha consigliato a proposito. Gli ho detto che quando sono andato, non sapevo che si trattava di una festa di compleanno e gli ho chiesto perché è sbagliato festeggiare compleanni comunque. Devo ammettere che se io lo avessi saputo prima ci sarei andato lo stesso. Questo parente si è recentemente trasferito nel nostro stato e l’anno scorso sono andato al suo decimo anniversario di matrimonio. Ho chiesto all’anziano perché è lecito festeggiare gli anniversari ma non i compleanni. Mi ha dato la solita risposta che la Società dà, che conosco già, ma nessuna scrittura.

La domanda che fai è stata esaminata nella Torre di Guardia del 15 Ottobre 1998 nella rubrica “Domanda dai lettori”: “Molti testimoni di Geova festeggiano gli anniversari di matrimonio. Il compleanno è l’anniversario del giorno in cui si è nati. Perché allora festeggiare l’anniversario del matrimonio e non il compleanno?” – w98, 15/10, pp. 30 & 31 È possibile cercare per se stesso la lunga risposta che seguì e ch’io non ho intenzione di postare qui, essendo che ci interessa quello che dice Geova nella sua Parola piuttosto che il punto di vista della Società che non ha alcun peso quando non è in armonia con le Scritture. Ma mi limiterò a fornire un breve riassunto della questione apparso un paio di mesi più tardi, nell’edizione del 15 Dicembre sotto il titolo “Ricordate?” - Perché i cristiani festeggiano l’anniversario del matrimonio ma non il compleanno? Si diceva: “La Bibbia non presenta il matrimonio sotto una cattiva luce. È una questione strettamente privata decidere se ricordare o no l’anniversario del matrimonio per riflettere sulla gioia di quell’avvenimento e sulla propria determinazione di operare per la riuscita del matrimonio. Tuttavia le uniche feste di compleanno menzionate nella Bibbia riguardano pagani, e sono collegate a episodi di crudeltà. — 15/10, pagine 30, 31” (fine della citazione) Se è, come dicono, ”una questione strettamente privata decidere se ricordare o no l’anniversario del matrimonio”, perché non si può dire la stessa cosa dei compleanni? Se per un anniversario è accettabile perché “La Bibbia non presenta il matrimonio sotto una cattiva luce” ed è tempo “per riflettere sulla gioia di quell’avvenimento”, non è vero anche per una nascita che ugualmente la Bibbia non mette in cattiva luce? Quando Eva a dato alla luce il suo primo figlio, si è esclamata: “Ho prodotto un uomo con l’aiuto di Geova”. (Genesi 4:1) E Perspicacia riconosce che “per i genitori il giorno della nascita del loro bambino è un giorno di grande gioia”. (it-1, p. 1015, Generare, partorire) Il giorno della nascita può anche essere un'occasione per "riflettere sulla gioia di quell’avvenimento", sia per i genitori che per il bambino. L'altro argomento, che le uniche feste di compleanno menzionate nella Bibbia sono quelle di governanti pagani, il faraone d'Egitto e il re Erode, non fa del compleanno una festa pagana. Non stiamo celebrando il loro giorno di nascita, ma piuttosto il nostro. Giobbe era un uomo che si “mostrava irriprovevole e retto, e temeva Dio e si ritraeva dal male”. Infatti, Geova disse che “non c’era nessuno come lui sulla terra”. (Giobbe 1:1; 2:3) Giobbe aveva sette figli che “tenevano un banchetto nella casa di ciascuno nel suo proprio giorno; e mandavano a invitare le loro tre sorelle per mangiare e bere con loro” (Giobbe 1:4, 13) Di cosa si trattava? I figli di Giobbe celebravano il loro compleanno? La Società sostiene che non è possibile, dato che la parola “compleanno” non è utilizzata. Questo è il modo di trattare la questione: “I figli di Giobbe celebravano i compleanni? No. La lingua originale usa parole diverse per “giorno” e “compleanno”, ognuna con un significato preciso. (Genesi 40:20) In Giobbe 1:4 ricorre la parola “giorno” che sta a indicare l’intervallo di tempo fra l’alba e il tramonto. A quanto sembra, una volta all’anno i sette figli di Giobbe facevano una riunione di famiglia della durata di sette giorni. A turno ciascun figlio teneva un banchetto a casa sua nel “suo proprio giorno”, sino a fare il giro completo.” (w06 15/3 p. 13, Punti notevoli del libro di Giobbe) Va notato che in Genesi 40:20 nelle Scritture Ebraiche non dice “il compleanno di Faraone”, ma piuttosto “il giorno della nascita di Faraone”. La parola “giorno” è la stessa che compare in Giobbe 1:4. (potete verificarlo in qualsiasi traduzione interlineare) Inoltre, nulla nel racconto di Giobbe suggerisce che i sette figli si riunivano una volta all’anno per una festa di una settimana. Non vi è alcuna menzione di un eventuale “riunione di famiglia della durata di sette giorni”, come la Torre di Guardia dice che non c’è alcuna menzione di eventuale “compleanno”. Se, secondo la Società, il problema principale in questo caso è che la parola “giorno” è usata invece di “compleanno”, quindi sembrerebbe che, come i figli di Giobbe, sarebbe accettabile celebrare ognuno il “suo proprio giorno”, invitando anche altri membri della famiglia, “per mangiare e bere con [noi]”, fino a quando non evitiamo di chiamarlo “compleanno”. Si potrebbe chiamare un “anniversario di un evento gioioso”. Così diventerebbe una “questione strettamente privata”, come ogni anniversario, come spiegato nella Torre di Guardia. Qual è il punto di vista di Dio sui compleanni? Non ce l’ha detto. Quello che gli altri fanno o non fanno non è un argomento a favore o contro, come Paolo scrisse: “Chi sei tu da giudicare il domestico di un altro? Egli sta in piedi o cade al suo proprio signore. In realtà, sarà fatto stare in piedi, poiché Geova può farlo stare in piedi. Un uomo giudica un giorno più di un altro; un altro giudica un giorno come tutti gli altri; ciascuno sia pienamente convinto nella sua propria mente. Colui che osserva il giorno lo osserva per Geova. E chi mangia, mangia per Geova, poiché rende grazie a Dio; e chi non mangia non mangia per Geova, eppure rende grazie a Dio”. (Romani 14:4-6, 13,14) Non ci sono scritture nelle quale Geova ha proibito al suo popolo di osservare in qualche modo il giorno della loro nascita, forse celebrando quella occasione gioiosa riflettendo su come abbiamo vissuto la nostra vita in armonia con la volontà di Dio, mentre gli rendiamo grazie. Un’altra persona potrebbe considerare in modo simile il giorno del suo battesimo, considerandolo speciale per lui. Dio non ci ha detto che queste cose l’offendono. Ma, d’altra parte, ci sono numerose scritture che condannano coloro che Legano gravi carichi sul popolo di Dio, sottomettendolo per mezzo delle loro leggi, che giudicano uguali alle leggi di Dio, come era il caso per i capi religiosi del tempo di Gesù. (Proverbi 30:5,6; Matteo 23:1-5, 2 Pietro 2:17-19; Rivelazione 22:18,19) Naturalmente, Geova condanna gli eccessi nel mangiare e nel bere. Giobbe sacrificava in nome di suoi figli nel caso si erano resi colpevoli di queste cose. (Giobbe 1:5; Deuteronomio 21:20) Geova non ha dato a nessuno l’autorità di “andare oltre ciò che è scritto”, deviando da quello che egli stesso ci ha detto, neppure ad un angelo dal cielo. (1 Corinti 4:6; Galati 1:8,9) Tale uomo diventerebbe colpevole di rendere la parola di Dio senza valore e, di conseguenza, il suo culto diventerebbe inutile; il che potrebbe essere vero anche per chi lo segue. (Matteo 15:6-9; 2 Tessalonicesi 2:10-12) Oltre a ciò, deviare della Parola di Dio è sempre causa di divisioni. Questa era la situazione nella congregazione di Corinto con i suoi “apostoli sopraffini”, come Paolo li chiama, che dominavano i loro fratelli e causavano gravi problemi. Questi “falsi fratelli” si opponevano a Paolo, accettando nulla con rispetto da parte di lui, come è il caso con chi oggi rifiuta ciò che Paolo dice su questo problema: “Poiché voi sopportate lietamente le persone irragionevoli, visto che siete ragionevoli. Infatti, sopportate chiunque vi renda schiavi, chiunque divori ciò che avete, chiunque afferri ciò che avete, chiunque si esalti su di voi, chiunque vi colpisca in faccia”. (1 Corinti 1:10,11; 4:6-8; 2 Corinti 11:19,20,26; 12:11,20; Galati 2:4,5) Solo perché Geova tollera l’illegalità all’interno della sua casa non significa che l’approva. Celebrare un anniversario o un compleanno non si qualifica per essere una questione di coscienza, perché la Parola di Dio non si è pronunciata su queste cose. Non coinvolge il culto ai demoni o l’insegnamento di bugie, come tante festività del mondo come il Natale, che Dio condanna. (1 Corinti 10:21; Giacomo 1:27) Non rientra nella categoria di mangiare cibi offerti agli idoli, il che di per sé non è sbagliato, come Paolo lo ha spiegato, ma che potrebbe diventare una questione di coscienza visto che coinvolge la vera adorazione e la coscienza di chi è più debole. (Romani 14:1-3; 1 Corinti 8:4-13) Teniamo in mente l’avvertimento di Paolo quando afferma che “l’espressione ispirata dice esplicitamente che in successivi periodi di tempo alcuni si allontaneranno dalla fede, prestando attenzione a ingannevoli espressioni ispirate e a insegnamenti di demoni, mediante l’ipocrisia di uomini che diranno menzogne” vietando ogni sorta di cose che non sono sbagliate in sé, ma che danno semplicemente “un aspetto di sapienza in un’autoimposta forma di adorazione e finta umiltà”. (Colossesi 2:18-23; 1 Timoteo 4:1-3) Se una persona osserva l’anniversario del suo matrimonio o della sua nascita, o li ignora, è una questione strettamente privata. Ecco perché Paolo dice: “Ciascuno sia pienamente convinto nella sua propria mente. Colui che osserva il giorno lo osserva per Geova”. Il consiglio di Paolo si applica oggi esattamente come si applicava nel primo secolo. E questo, non solo su questioni come i compleanni o gli anniversari, ma anche su qualsiasi altra cosa su cui Dio non ha espresso la sua chiara opinione. Geova non lascia mai dubbi su quello che proibisce! (Atti 15:28,29; 21:25) Solo perché la Bibbia non dice specificamente che il popolo di Dio, nel passato, ha fatto o non ha fatto qualcosa non ci fornisce indicazione su ciò che si può fare o non fare oggi. Di conseguenza, il fatto che la Bibbia non menziona che gli Israeliti festeggiavano o meno i compleanni – e che gli unici due compleanni menzionati sono espressi in cattiva luce – non è un argomento per impedirci di celebrare il nostro. Con questo tipo di logica alcuni anziani potrebbero considerare il possesso di cani come antiscritturale e vietarlo ai fratelli della congregazione con il ragionamento assurdo che la Bibbia non menziona specificamente che gli Israeliti tenevano cani come animali da compagnia, e che i cani sono messi in una luce negativa, come nel racconto dove mangiarono le carni di Izebel; o potrebbero far riferimento alle parole di Gesù che disse di “non dare ciò che è santo ai cani”, oppure a quelle di Pietro che confronta le persone che lasciano il sentiero della giustizia a un “cane che torna al proprio vomito”. Forse per qualcuno tante buone ragioni per astenersi dai cani. (2 Re 9:35,36; Matteo 7: 6; 2 Pietro 2:21,22) La possibilità che questo possa accadere in alcune congregazioni non è inverosimile. Nel corso degli anni, ho visto tanti fratelli e sorelle, in diverse congregazioni, che giudicavano i loro compagni con il loro punto di vista personale su molte questioni diverse che credevano “estranee alle Scritture”. Potrebbe essere un problema derivante dal fatto che ci hanno portato a credere che il culto di Dio è restrittivo e limitante, o causato della nostra precedente affiliazione religiosa? Per esempio, ecco un elenco parziale di trenta due punti che ho compilato per diversi anni e che alcuni, tra quelli alcuni anziani nella loro congregazione, hanno insegnato (e forse insegnano ancora oggi) come estranei alle Scritture, o del mondo, e che quindi dovevano essere evitati dai cristiani “matura”:
i peli sul viso, nella maggior parte dei casi riferendosi alla barba (anche se Gesù ne indossava una, Joseph Rutherford non l’aveva); qualsiasi tipo di make-up per le sorelle, specialmente rossetto e ombretto (ricorda Izebel); la maggior parte dei gioielli (ad eccezione della fede delle nozze); giocare a scacchi (è un gioco di guerra); giocare a carte (è associato con il gioco d’azzardo); il bowling (il fratello sosteneva che traeva le sue origine da cerimonie religiosi pagane); un calendario con le foto di scimmie vestite da uomini d’affari (insegna l’evoluzione); la letture di riviste di informazione, come il Time, Newsweek o addirittura il Reader’s Digest (sono pubblicazioni mondane); una cravatta tessana alle adunanze (tropo casual); l’uso di certe parole come “chance” (quando ho chiesto a questo anziano che parola dovevo usare, egli rispose: “fortuna”. Ho sottolineato che aveva lo stesso significato); camicia colorata per i fratelli che salgono sul podio (non dobbiamo seguire la moda del mondo); la lettura di riviste della Società nei bagni (dimostra mancanza di rispetto per le cose sacre); ecc. Sono sicuro che anche voi avete sentito altre restrizioni che possono essere aggiunte alla mia lista. Forse anche voi avete le vostre proprie restrizioni antiscritturali!
Noi, apparteniamo a Geova! Siamo i suoi servitori! Quindi, “non vi fate porre di nuovo sotto un giogo di schiavitù”, dal quale Gesù ci ha liberato. “Poiché il regno di Dio non significa mangiare e bere, ma [significa] giustizia e pace e gioia con spirito santo.” (Galati 5:1; Romani 14:17) Gesù disse che i suoi veri discepoli si riconosceranno dall’amore che hanno l’uno verso l’altro; giudicare i nostri fratelli è l’opposto di amarli. (Giovanni 13:35; Matteo 7:1-5)
Registrazione
Iscriviti per essere avvisato quando nuovi articoli vengono pubblicati. Se non vuoi dare il tuo indirizzo e-mail, è possibile utilizzare un servizio di posta elettronica temporanea di tipo YopMail o creare un indirizzo Gmail riservato per la posta in arrivo da Baruq.

Lettura consigliata
Esaminiamo le nostre credenze:

l'esistenza di Dio

Se si chiede ad un cristiano, ed in particolare a un Testimone di Geova, di fornire una prova dell'esistenza di Dio, ci sono grandi probabilità che citi il quarto versetto del terzo capitolo della lettera agli Ebrei, "Ogni casa è costruita da qualcuno, ma chi ha costruito ogni cosa è Dio".

Se il ragionamento è corretto, dal nulla non si è generato nulla bensì ogni cosa è presente sulla terra per via della volontà di un progettista, bisogna tuttavia capire che Paolo non stava cercando di argomentare sull'esistenza di un Creatore. Si stava rivolgendo ai suoi compagni cristiani, oltre che ebrei, che certamente non dubitavano del fatto che l'universo fu governato da un essere potente alla base di tutto. Inoltre, nell'antichità il problema non era affatto la non-credenza in Dio ma piuttosto l'inverso: si aveva tendenza a credere in una moltitudine di divinità. D'altronde, Paolo, in un'occasione, rimarcò che era stato fatto un altare dedicato ad un dio sconosciuto, sicuramente per timore di dimenticare di adorare una divinità.

(Proseguire)
Acalia & Marta
Parabole per i nostri giorni (prima parte)
Carl-Bloch-Sermon-on-the-Mount
Cos'hanno da dirci le parabole di Gesù? Hanno relazione coi nostri giorni? Per prima cosa dobbiamo identificarle e comprendere quali di esse hanno un risvolto profetico. Per fare un esempio contrario, la parabola del figlio prodigo contiene un grandissimo insegnamento per noi ma non è profetica, non annuncia nessun avvenimento! Come facciamo dunque a distinguere i tipi di parabole? Come al solito, è molto semplice: ci atterremo a ciò che disse Gesù Cristo stesso, senza aggiungere né togliere. Limiteremo le interpretazioni ai soli elementi che si possono evincere direttamente dai racconti o da altri particolari scritti e attinenti. Per il resto ci accontenteremo volentieri della risposta del Signore: "Non sta a voi acquistar conoscenza dei tempi o delle stagioni che il Padre ha posto nella propria autorità”. – Atti 1:7
(proseguire)

Leggi ogni giorno la Bibbia!
Bible Study - by courtesy of pixabay.com
Visita leggi.la.bibbia.baruq.uk
inizio pagina
Come commentare con Disqus?
Puoi usare un account Disqus. Clicca sul logo Disqus e segui le istruzioni.
Puoi commentare come ospite: clicca “I’d rather post as a guest” e segui le istruzioni.
Puoi usare il tuo account Google, Twitter o Facebook.
Per il momento, i commenti non sono moderati, finché si usa il buon senso e sono rispettate le leggi in vigore. Nota comunque che la moderazione può avvenire a posteriori.
This website may use cookies to give you the very best experience. If you continue to visit it, you consent to this - but if you want, you can change your settings in the preferences of your web browser at any time. Please check this page to read our privacy policy and our use of cookies
inizio pagina