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Cibo per i Testimoni di Geova riflessivi
“‘Ma in quanto a te, tu continui a cercare grandi cose per te stesso. Non continuare a cercare. Poiché, ecco, io farò venire la calamità su ogni carne’, è l’espressione di Geova, ‘e certamente ti darò la tua anima come spoglia in tutti i luoghi nei quali andrai’”
Importante: Questo sito non pretende di possedere la verità. Il lettore dovrebbe essere in grado di usare discernimento, esaminando attentamente le Scritture per vedere se queste cose sono così. (Atti 17:11)
Perimeno
Giovanni 10:16: Chi sono le “altre pecore”?
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“E ho altre pecore, che non sono di questo ovile; anche quelle devo condurre, ed esse ascolteranno la mia voce, e diverranno un solo gregge, un solo pastore.” —Giovanni 10:16
I membri della “grande moltitudine” non hanno idea della portata delle parole pronunciate in Giovanni 10:16. Sapere chi sono le “altre pecore” consentirà alla grande moltitudine di avvicinarsi di più al loro mediatore e al loro padre celeste, Geova. L’esame del versetto di Giovanni 10:16 dimostra che Gesù ha predetto circa 2000 anni fa la comparsa di due gruppi distinti, uno che riceve la chiamata celeste, l’altro la speranza di vivere per sempre sulla terra? O si riferiva ad alcune profezie che erano in procinto di avverarsi su nazioni che andrebbero verso Geova, rendendogli un culto puro, e che avrebbe la possibilità di avere il perdono dei peccati sulla base del riscatto pagato dal suo figlio, Gesù risorto?

Prendiamo in considerazione le parole di Gesù in Luca 24:46,47. Egli disse:
Così è scritto che il Cristo avrebbe sofferto e che sarebbe sorto dai morti il terzo giorno, e in base al suo nome il pentimento per il perdono dei peccati sarebbe stato predicato in tutte le nazioni: cominciando da Gerusalemme.
Le parole di Gesù indicavano che il tempo era vicino in cui non ci sarebbe distinzione di classe nel suo piccolo gregge. Senza dubbio, i discepoli sono rimasti perplessi sul modo in cui si sarebbero adempiute queste parole del Signore. E che biasimo per i Giudei increduli che rifiutarono di ascoltarlo ed accettarlo come il loro pastore eccellente. In effetti, il Messia non solo risuscitava dai morti per le pecore perdute d’Israele, ma anche per tutte le nazioni, come proclamato da Gesù in Luca 24:46,47. Allora, com’è che, come famiglia di Dio, noi siamo arrivati alla conclusione che le altre pecore equivalgono alla grande moltitudine? (Giovanni 10:16; Rivelazione 7:9,10,13,14)
L’origine moderna del nostro intendimento attuale
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Per capire l’origine del nostri intendimento attuale, dobbiamo prendere in considerazione ciò che ha scritto la società Watchtower in un libro pubblicato nel 2001, Le profezie di Isaia: luce per tutta l’umanità II, nel capitolo intitolato “Un messaggio di speranza per i prigionieri scoraggiati” (capitolo 16). Ci interessa particolarmente quello che viene detto subito dopo il sottotitolo “Una grande folla corre dagli unti di Dio”:
Ai discepoli di Gesù sono offerte due speranze diverse. Prima è stato radunato il “piccolo gregge” formato da 144.000 cristiani unti sia ebrei che gentili, i quali costituiscono l’“Israele di Dio” e hanno la speranza di governare insieme a Gesù nel suo Regno celeste. (Luca 12:32; Galati 6:16; Rivelazione 14:1) In un secondo tempo, negli ultimi giorni, si è manifestata “una grande folla” di “altre pecore”, che hanno la speranza di vivere per sempre su una terra paradisiaca. Prima dello scoppio della grande tribolazione questa moltitudine, il cui numero non è preordinato, serve al fianco del piccolo gregge, ed entrambi i gruppi formano “un solo gregge” sotto “un solo pastore”. — Rivelazione 7:9, 10; Giovanni 10:16.
Va notato che fino al 1932, un anno dopo l’adozione del nome “Testimoni di Geova”, tutti i membri battezzati erano tenuti a partecipare agli emblemi della commemorazione. In quell’anno è stato spiegato che c’era una classe di persone che non erano considerati Testimoni di Geova ma che avevano il privilegio di associarsi con loro. La loro speranza era di godere della vita eterna sulla terra ed erano chiamati i “Gionadab”, dal nome di un compagno di Ieu che, si pensava, prefigurava questa classe. - Vedi la Torre di Guardia del 15 Agosto 1934, pagina 249 (en) e il libro “Proclamatori” alla pagina 83
Diversi numeri della Torre di Guardia, a partire dal 1° aprile 1935 (inglese), contenevano questo annuncio:
“Ancora una volta La Torre di Guardia ricorda ai suoi lettori che un’assemblea dei testimoni di Geova e dei Gionadab sarà tenuta a Washington dal 30 maggio al 3 giugno 1935”. Il libro “Proclamatori” afferma che “i Gionadab attendevano ansiosamente l’assemblea”.
Nel corso di questa assemblea “storica” Rutherford “spiegò che la grande moltitudine” predetta in Rivelazione 7:9-17 era costituita “dagli odierni Gionadab e che questi Gionadab dovevano mostrare a Geova lo stesso grado di fedeltà degli unti”. - Proclamatori, pagina 84
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Con l’identificazione della classe dei “Gionadab” vediamo emergere la distinzione tra le due classi, quella composta da coloro che hanno la vocazione celeste e quella composta da coloro che sono in trepidante attesa di vivere sulla terra. Solo dopo il numero del 1° luglio 1942 della Torre di Guardia i Gionadab furono considerati come Testimoni di Geova. Da allora, il termine Gionadab fu sostituito con quello di altre pecore. Perché i Gionadab non erano considerati come Testimoni di Geova? Per la stessa ragione per cui sono stati chiamati così. Gran parte degli intendimenti che i Testimoni di Geova hanno avuto in quegli anni, e anche negli anni ’70, era basata su modelli profetici e parallelismi. L’articolo “Dio riaggiusta il pensiero del suo popolo” nella Torre di Guardia del 1° Febbriao 1973 ci dice:
“Un’altra cosa che ha dato luogo a domande è il fatto che i testimoni di Geova si servono di paralleli o tipi profetici, applicandoli a circostanze e a gruppi o classi di persone d’oggi. Molti che leggono la Bibbia ne considerano tutti i racconti come semplice storia, ma quando cominciano a studiare con i testimoni di Geova riaggiustano il loro punto di vista comprendendo che i racconti non sono soltanto storia.”
In connessione con questo ragionamento la spiegazione relativa alla classe dei Gionadab va in questo modo:
Stiamo vivendo degli sviluppi della storia che fanno pendente alla situazione ai tempi de Gionadab … Proprio come l’antico Ieu separò i veri adoratori preservargli dagli adoratori di Baal che sarebbero eseguiti, nello stesso modo il grande Ieu identifica le persone per la distruzione o la preservazione. Come? Con la loro risposta al messaggio riguardante il regno di Dio, il quale Dio è predicato “n tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni”. (Matteo 24:14) In questo modo, coloro che rifiutano il regno di Dio da Cristo sono identificati come nemici di Geova così chiaramente come le furono quei adoratori di Baal che hanno indossato i loro paramenti religiosi. Bene, allora da quale parte state? Il tuo cuore è retto verso Dio, come lo era Gionadab? Ricorda, Gionadab salì effettivamente sul carro e cavalcò con Ieu. Ha così dichiarato pubblicamente il suo sostegno al giusto lavoro esecutivo in cui Ieu era impegnato. Sei allo stesso modo in armonia di cuore con l’opera esecutiva di Gesù Cristo? Hai dichiarato pubblicamente il tuo supporto? - w68 6/15 pp. 358-359 Un’uomo il cui cuore era retto (tradotto dall’edizione inglese)
Secondo questa interpretazione, l’antico Ieu che è stato unto da Geova è un parallelo profetico che rappresenta Gesù, e per estensione, i 144000 unti. E Gionadab, che non era unto ma salì sul carro guidato di Ieu rappresenta la classe di Gionadab, meglio conosciuta come le “altre pecore”. Il libro Le profezie di Isaia: luce per tutta l’umanità II dice anche:
“Nel 1932 grazie a un più profondo intendimento del dramma profetico di Ieu, re di Israele, e di Gionadab, un sostenitore non israelita, si comprese che le altre pecore operano a sostegno degli unti fratelli di Cristo, proprio come Gionadab accompagnò e sostenne Ieu quando distrusse l’adorazione di Baal. Infine nel 1935 si riconobbe che le altre pecore in vita durante il tempo della fine di questo sistema di cose corrispondono alla grande folla vista in visione dall’apostolo Giovanni. Questo fu spiegato per la prima volta all’assemblea di Washington già citata in precedenza, quando Joseph F. Rutherford identificò quelli che hanno la speranza terrena con “la grande moltitudine”.”
Come si può vedere di quanto sopra citato, non ci sono scritture in sostegno dell’affermazione che c’è una distinzione tra le “altre pecore” e coloro che ricevono la chiamata celeste, il piccolo gregge, e si potrebbe pensare che il termine “altre pecore” è limitato solo a coloro che coltivano la speranza di vivere per sempre sulla terra. L’argomento si basa solamente ed esclusivamente su un “parallelo” o un “tipo profetico”. È davvero importante sapere a chi si riferisce l’espressione “altre pecore”? Sì, una grandissima importanza, in realtà. Molti dei nostri insegnamenti dal 1935 sono basati sull’identità delle altre pecore. Per esempio, abbiamo il nuovo patto, la mediazione di Gesù, la celebrazione del memoriale, ecc. Nel distinguere tra il piccolo gregge e le altre pecore, abbiamo introdotto una distinzione di classe. Diamo poca importanza alla dichiarazione di Gesù secondo chi i due ovili diventeranno un solo gregge. Come formano un solo gregge se le altre pecore non sono ammesse nel patto? Com’è che possono essere sotto la guida di un solo pastore quando viene detto loro che Gesù non è il loro mediatore? Come ci può essere un solo gregge sotto la guida di un solo pastore quando al memoriale della morte di Gesù sono solo spettatori? A dire il vero, abbiamo due greggi separati, il piccolo e il grande. Ci sono anche sospetti quando qualcuno sostiene di essere parte del piccolo gregge, a meno di avere almeno ottant’anni. Gesù intendeva veramente questo? Non è che questa comprensione ci ha portato alla creazione di due greggi invece di uno?
A chi Gesù stava parlando quando menzionò le altre pecore?
Le circostanze di Giovanni 10:16 sono importanti per aiutarci a discernere l’identità delle altre pecore. Consideriamo le seguenti dichiarazioni tratte da due delle nostre pubblicazioni, una suggerendo che Gesù parlava ai suoi discepoli, l’altra che si rivolgeva ai Giudei non credenti. Quale dei due è corretta? Il libro Il più grande uomo che sia mai esistito, pubblicato nel 1991, dice questo:
Poco tempo prima Gesù aveva confortato i suoi seguaci con le parole: “Non aver timore, piccolo gregge, perché il Padre vostro ha approvato di darvi il regno”. Questo piccolo gregge, i cui componenti alla fine saranno 144.000, entra in questo nuovo ovile, il secondo. Ma Gesù continua col dire: “Ho altre pecore, che non sono di questo ovile; anche quelle devo condurre, ed esse ascolteranno la mia voce, e diverranno un solo gregge, un solo pastore”. Dato che le “altre pecore” “non sono di questo ovile”, devono essere di un altro ovile, il terzo. Questi ultimi due ovili hanno destini diversi. Il “piccolo gregge”, in un ovile, regnerà insieme a Cristo in cielo e le “altre pecore”, nell’altro ovile, vivranno sulla terra paradisiaca. Ma pur trovandosi in due ovili, le pecore non provano gelosia né si sentono segregate, perché, come dice Gesù, ‘divengono un solo gregge’ sotto “un solo pastore”. (Pagina 80, Gli ovili e il Pastore)
Al contrario, il libro Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile a pagina 196 afferma:
Di nuovo Gesù parla ai giudei, questa volta in merito al pastore eccellente che chiama le sue pecore per nome e che cede la sua anima a favore delle pecore ‘affinché abbiano la vita in abbondanza’. Egli aggiunge: “Ho altre pecore, che non sono di questo ovile; anche quelle devo condurre, ed esse ascolteranno la mia voce, e diverranno un solo gregge, un solo pastore”. (10:10, 16) Gesù dice ai giudei che nessuno può portare via le pecore dalla mano del Padre suo, e che lui e il Padre sono uno. Di nuovo essi cercano di lapidarlo. Rispondendo alla loro accusa di bestemmia, Gesù rammenta loro che nel libro dei Salmi si fa riferimento a certi potenti della terra come a “dèi”, mentre egli si è definito Figlio di Dio. (Sal. 82:6) Li esorta a credere almeno alle sue opere. — Giov. 10:34. (p. 196 Libro biblico numero 43—Giovanni)
Il contesto di Giovanni 10 è chiaro: Gesù stava parlando con i Giudei non credenti e non ai suoi discepoli. Fermiamoci particolarmente sui versetti 19 a 21. Non solo non l’accettano come il loro pastore eccellente, ma lo accusano pure di blasfemia e cercano di metterlo a morte. Infatti, il racconto ci dice:
Gesù rispose loro: “Ve l’ho detto, e non credete. Le opere che faccio nel nome del Padre mio, queste rendono testimonianza di me. Ma voi non credete, perché non siete delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce, e io le conosco, ed esse mi seguono.” - Giovanni 10:25-27
Qual è la probabilità che Gesù dice a coloro che non sono le sue pecore e che volevano lapidarlo che ha altre pecore che hanno la speranza di vivere in un paradiso sulla terra, diventando un gregge, sotto la guida di un pastore con loro, mentre essi costituiscono il piccolo gregge con un destino celeste che regnerà come re con lui? Ovviamente, zero. Il suo messaggio agli ebrei non credenti indicava una perdita, non un guadagno. I Giudei che erano le pecore perdute della casa d’Israele e a chi si rivolgeva in questa occasione non hanno esercitato fede in lui. Non l’hanno creduto, non l’hanno ascoltato e non l’hanno nemmeno accettato come il loro pastore. Allora Gesù disse loro: “voi non credete, perché non siete delle mie pecore.” Però disse che le altre pecore che non sono di questo ovile e che raccoglierà ascolteranno la sua voce e l’accetteranno come il loro pastore.
I Giudei come pecore di Dio
Quando Gesù mandò i suoi dodici apostoli a predicare, diede loro queste istruzioni: “Non andate per la strada delle nazioni, e non entrate in una città samaritana; ma andate piuttosto di continuo alle pecore smarrite della casa d’Israele.” (Matteo 10:5,6) In un’altra occasione, spiegò ad una donna fenicia: Io non sono stato mandato se non alle pecore smarrite della casa d’Israele”. (Matteo 15:24) Ma, a differenza dei Giudei che non credettero Gesù, questa donna gentile esercitò fede in lui. Notiamo come il suo atteggiamento è in netto contrasto con quello dei Giudei:
Ed ecco, una donna fenicia di quelle regioni venne fuori e gridò forte, dicendo: “Abbi misericordia di me, Signore, Figlio di Davide. Mia figlia è gravemente indemoniata”. Ma egli non le rispose parola. Perciò i suoi discepoli, accostatisi, gli chiedevano: “Mandala via; perché continua a gridarci dietro”. Rispondendo, egli disse: “Io non sono stato mandato se non alle pecore smarrite della casa d’Israele”. Quando la donna venne gli rendeva omaggio, dicendo: “Signore, aiutami!” Rispondendo, egli disse: “Non è giusto prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. Essa disse: “Sì, Signore, ma veramente i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro signori”. Allora Gesù le rispose, dicendo: “Donna, grande è la tua fede; ti avvenga come desideri”. E da quell’ora sua figlia fu sanata.”
Che contrasto tra l’atteggiamento di questa donna e quello dei Giudei, le pecore perdute d’Israele che volevano lapidare Gesù a morte per blasfemia! Questa donna gentile “gli rendeva omaggio” chiamandolo “Signore, Figlio di Davide”. Veramente, aveva una grande fede, come osservò Gesù.
Ci fu un’altra occasione in cui i Giudei avrebbero avuto tutto da guadagnare nel seguire l’esempio di un gentile che dimostrò la sua fede in Gesù. In relazione a quest’uomo, un ufficiale dell’esercito, è scritto: “Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: “Vi dico la verità: In nessuno ho trovato in Israele una fede così grande.” La sua storia completa è consegnata in Matteo 8:5-13.
Per quanto riguarda le altre pecore, Gesù disse che “anche quelle devo condurre, ed esse ascolteranno la mia voce”. Quando ha condotto le altre pecore nel suo ovile come gregge unico? 2000 anni dopo la sua risurrezione, nel 1935? La risposta, la troviamo considerando Matteo 28:19,20: “Andate dunque e fate discepoli di persone di tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo, 20 insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni fino al termine del sistema di cose”. Questo comandamento è stato dato da Gesù dopo la sua risurrezione e poco prima di ascendere al cielo, molto prima della proclamazione dell’anno 1935 da Joseph F. Rutherford.
Queste parole sicuramente hanno suonato in modo strano nelle orecchie dei discepoli Giudei. Più tardi, Pietro ha spiegato a Cornelio: “Voi sapete bene come sia illecito a un giudeo unirsi o accostarsi a un uomo di un’altra razza; eppure Dio mi ha mostrato di non chiamare contaminato o impuro nessun uomo. Quindi sono venuto, realmente senza obiezione, quando sono stato mandato a chiamare.” Pietro è stato inviato da un angelo, perché era giunto il momento per iniziare la realizzazione delle parole di Gesù a proposito delle altre pecore, cioè “anche quelle devo condurre”. Ecco perché disse a Cornelio: “Dio non è parziale, ma in ogni nazione l’uomo che lo teme e opera giustizia gli è accetto”. - Atti 10:28,29,35,35
A questo punto, dobbiamo capire un fatto importante: Geova ha sempre avuto la volontà di rivolgere la sua attenzione alle nazioni. Questo non dipendeva della fedeltà del suo popolo o meno. Come scrisse l’apostolo Paolo, “la Scrittura, vedendo in anticipo che Dio avrebbe dichiarato giuste persone delle nazioni a motivo della fede, dichiarò in precedenza la buona notizia ad Abraamo, cioè: ‘Per mezzo di te tutte le nazioni saranno benedette’”.
Paolo, un apostolo per le nazioni
Ancor prima che Pietro sia stato inviato a Cornelio, Gesù scelse un apostolo speciale per aiutarlo a “condurre” quelli delle nazioni. Il racconto di Atti dice a proposito di Paolo, che fu dopo meglio conosciuto come Paolo: “Ma il Signore gli disse: ‘Va, perché quest’uomo è per me un vaso eletto per portare il mio nome alle nazioni e anche ai re e ai figli d’Israele.’” Qui Gesù menziona i due ovili che diventeranno un solo gregge sotto la sua direzione come pastore unico, “le nazioni” e “i figli d’Israele”. Paolo fu scelto per diventare apostolo delle nazioni. - Atti 9:15; Romani 11:13
Ricordiamoci che i Giudei a chi parlava Gesù quando citava le altre pecore non l’ascoltarono, e di più l’accusarono di blasfemia. Paolo avrebbe un successo maggiore con loro? Diamo un occhio a quello che è successo a Antochia. La Bibbia ci dice che “quando i giudei videro le folle, furono pieni di gelosia e contraddicevano in modo blasfemo le cose dette da Paolo. E parlando intrepidamente, Paolo e Barnaba dissero: “Era necessario che la parola di Dio fosse annunciata per prima a voi (i Giudei - questo ovile). Siccome la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco, noi ci rivolgiamo alle nazioni (le nazioni - le altre pecore). Infatti, Geova ci ha imposto comandamento con queste parole: ‘Ti ho costituito come luce di nazioni, affinché tu sia una salvezza fino all’estremità della terra’””. - Atti 13:45-47
I Giudei che vivevano a Roma ebbero la stessa reazione. Luca ci dice: “Avendogli dunque fissato un giorno, vennero in maggior numero da lui nel suo alloggio. Ed egli spiegò loro la cosa, rendendo completa testimonianza riguardo al regno di Dio e usando con loro persuasione riguardo a Gesù mediante la legge di Mosè e i Profeti, dalla mattina fino alla sera. E alcuni credevano alle cose dette; ma altri non credevano. E siccome erano in disaccordo gli uni con gli altri, se ne andavano, mentre Paolo fece quest’unico commento: “Lo spirito santo parlò appropriatamente ai vostri antenati per mezzo del profeta Isaia, dicendo: ‘Va da questo popolo e di’: “Udendo, voi udrete ma non capirete affatto; e, guardando, guarderete ma non vedrete affatto. Poiché il cuore di questo popolo è divenuto ottuso, e con gli orecchi hanno udito con indifferenza, e hanno chiuso gli occhi; affinché non vedano con gli occhi e non odano con gli orecchi e non capiscano col cuore e non si convertano e io non li sani”’. Perciò vi sia noto che questo, il mezzo mediante cui Dio salva, è stato mandato alle nazioni; esse certamente l’ascolteranno”. (Atti 28:23-28) Le parole di Paolo non suonano in armonia con quelle di Cristo in Giovanni 10:16: “E ho altre pecore, che non sono di questo ovile; anche quelle devo condurre, ed esse ascolteranno la mia voce, e diverranno un solo gregge, un solo pastore.”?
Sì, come aveva profetizzato Gesù, mentre egli era respinto dal suo popolo stesso come pastore eccellente, le altre pecore ascolterebbero la sua voce e seguirebbero le sue vie. (Giovanni 10:16,27) Ed è proprio quello che hanno fatto! “Udendo ciò, quelli delle nazioni si rallegravano e glorificavano la parola di Geova, e tutti quelli che erano giustamente disposti per la vita eterna divennero credenti.” -  Atti 13:48
Quando Gesù menzionò le altre pecore, si è identificato come il pastore eccellente che cede la sua anima per le sue pecore; disse: “Io sono il pastore eccellente; il pastore eccellente cede la sua anima per le pecore. Il salariato, che non è pastore e a cui le pecore non appartengono come sue proprie, vede venire il lupo e abbandona le pecore e fugge — e il lupo le rapisce e le disperde — perché è un salariato e non si cura delle pecore. Io sono il pastore eccellente, e conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me ed io conosco il Padre; e io cedo la mia anima per le pecore.” - Giovanni 10:11-15
Le pecore per cui Gesù cede la sua anima comprendono les persone delle nazioni che esercitano la fede in lui. Come già menzionato, citando Isaia 49:6, l’apostolo Paolo disse: ‘Ti ho costituito come luce di nazioni, affinché tu sia una salvezza fino all’estremità della terra”. L’apostolo Giovanni scrisse anche: “Egli è un sacrificio propiziatorio per i nostri peccati, e non solo per i nostri ma anche per quelli di tutto il mondo.” (1 Giovanni 2:2; 1 Corinti 15:3) Inoltre, Gesù avendo incluso le altre pecore tra quegli in favore di cui darebbe la sua vita, le nazioni dunque sono accettate e non solo i Giudei naturali.
Paolo, ancora conosciuto all’epoca come Saulo, fu un fariseo pieno di zelo ed un violento persecutore dei cristiani giudei. Più tardi, fu altrettanto zelante per predicare alle nazioni. Il libro Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile dice a proposito della lettera che l’apostolo scrisse ai Romani:
“Con Romani cominciamo i 14 libri della Bibbia che lo spirito santo ispirò questo ex fariseo, ora fedele servitore di Dio, a mettere per iscritto. Al tempo in cui scrisse Romani, Paolo aveva già completato due lunghi giri di predicazione ed era abbastanza avanti nel terzo. Aveva scritto altre cinque lettere ispirate: 1 e 2 Tessalonicesi, Galati e 1 e 2 Corinti. Tuttavia sembra appropriato che nelle Bibbie moderne Romani preceda le altre lettere, perché tratta estesamente della nuova uguaglianza fra ebrei e non ebrei, le due classi di persone a cui Paolo predicò. Spiega la svolta che ci fu nei rapporti fra Dio e il suo popolo e mostra che le ispirate Scritture Ebraiche avevano predetto da molto tempo che la buona notizia sarebbe stata proclamata anche ai non ebrei. Paolo, impiegando Terzo come segretario, unisce una veloce argomentazione e un sorprendente numero di citazioni delle Scritture Ebraiche in quello che è uno dei libri più vigorosi delle Scritture Greche Cristiane. Con rimarchevole bellezza di linguaggio, considera i problemi che sorsero nel I secolo quando le congregazioni cristiane erano formate sia da giudei che da greci. I giudei avevano forse la priorità perché erano discendenti di Abraamo? I cristiani maturi, esercitando la loro libertà dalla Legge mosaica, avevano forse il diritto di far inciampare i fratelli ebrei più deboli che si attenevano ancora alle antiche consuetudini? In questa lettera Paolo stabilisce fermamente che giudei e non giudei sono uguali dinanzi a Dio e che gli uomini non sono dichiarati giusti per mezzo della Legge mosaica, ma per mezzo della fede in Gesù Cristo e per immeritata benignità di Dio. - Libro biblico numero 45: Romani
Non salta agli occhi che sia Giudei che non Giudei (i gentili) diventarono realmente un solo gregge sotto un solo pastore, che non vi era più distinzione tra i due e che erano uguali davanti a Dio? Non era quello che aveva detto Gesù che sarebbe accaduto?
Le “altre pecore” predette nelle profezie
Geova aveva predetto attraverso i suoi profeti che avrebbe rivolto la sua attenzione verso le nazioni, le quali sarebbero diventate le altre pecore di Giovanni 10:16. Il racconto degli Atti riferisce:
Dopo che ebbero smesso di parlare, Giacomo rispose, dicendo: “Uomini, fratelli, uditemi. Simeone ha narrato completamente come Dio per la prima volta rivolse l’attenzione alle nazioni per trarne un popolo per il suo nome. E con questo sono concordi le parole dei Profeti, come è scritto: ‘Dopo queste cose tornerò e riedificherò la capanna di Davide che è caduta; e riedificherò le sue rovine e la erigerò di nuovo, affinché quelli che rimangono degli uomini cerchino premurosamente Geova, insieme a persone di tutte le nazioni, persone che sono chiamate con il mio nome, dice Geova che fa queste cose, note dall’antichità’.” - Atti 15:13-18; Amos 9:11,12
Qui, troviamo “quelli che rimangono degli uomini” (dei Giudei) insieme con persone di tutte le nazioni (le altre pecore), che sarebbero chiamati tutti con il nome di Geova, in un solo gregge, sotto un solo pastore, il nostro Signore Gesù. Seguono alcune delle profezie che riguardano le altre pecore che erano sicuramente familiari a Gesù:
Salmo 22:27: “Tutte le estremità della terra si ricorderanno e torneranno a Geova. E tutte le famiglie delle nazioni si inchineranno dinanzi a te.” Salmo 47:8: “Dio è divenuto re sulle nazioni. Dio stesso si è assiso sul suo santo trono.” Salmo 86:9: “Tutte le nazioni che hai fatto verranno esse stesse, e si inchineranno dinanzi a te, o Geova, e daranno gloria al tuo nome.” Isaia 2:2: “E deve avvenire nella parte finale dei giorni che il monte della casa di Geova sarà fermamente stabilito al di sopra della cima dei monti, e sarà certamente innalzato al di sopra dei colli; e a esso dovranno affluire tutte le nazioni.” Isaia 11:10: “E deve avvenire in quel giorno che la radice di Iesse sarà eretta come segnale per i popoli. A lui anche le nazioni si rivolgeranno interrogativamente, e il suo luogo di riposo dovrà divenire glorioso.” Sofonia 2:11: “Geova sarà tremendo contro di loro; poiché certamente renderà emaciati tutti gli dèi della terra, e la gente si inchinerà davanti a lui, ciascuno dal suo luogo, tutte le isole delle nazioni.” Aggeo 2:7: “E certamente scrollerò tutte le nazioni, e le cose desiderabili di tutte le nazioni dovranno venire; e certamente riempirò questa casa di gloria’, ha detto Geova degli eserciti.” Zaccaria 8:23: “Geova degli eserciti ha detto questo: ‘Sarà in quei giorni che dieci uomini da tutte le lingue delle nazioni afferreranno, sì, realmente afferreranno per il lembo un uomo che è un giudeo, dicendo: “Certamente verremo con voi, poiché abbiamo udito [che] Dio è con voi”’”. Isaia 49:6: “Ed egli diceva: “È stato più che una cosa di poca importanza che tu sia divenuto mio servitore per rialzare le tribù di Giacobbe e per ricondurre anche i salvaguardati d’Israele; io ti ho dato inoltre come luce delle nazioni, affinché la mia salvezza sia fino all’estremità della terra”.”
Galati 3:8 richiama la nostra attenzione sul fatto che Dio ha sempre avuto le nazioni in mente quando fece il patto con Abraamo: “Ora la Scrittura, vedendo in anticipo che Dio avrebbe dichiarato giuste persone delle nazioni a motivo della fede, dichiarò in precedenza la buona notizia ad Abraamo, cioè: “Per mezzo di te tutte le nazioni saranno benedette”.”
Consideriamo il passo che Paolo ha citato ai Giudei, quello di Isaia 49:6. Chi è il servitore predetto? La Torre di Guardia del 15 Dicembre 1998, in pagina 19, dice quello:
“Adempiendo ulteriormente la profezia di Isaia, Geova diede il suo “servitore” Gesù come ‘luce delle nazioni, affinché la salvezza di Dio fosse fino all’estremità della terra’.”
La Torre di Guardia identifica Gesù come il servitore che dovrà, non solo “rialzare le tribù di Giacobbe e … ricondurre i salvaguardati d’Israele”, ma anche essere la “luce delle nazioni, affinché la salvezza di Dio fosse fino all’estremità della terra”. Non sembra esattamente quello che Gesù ha detto in Giovanni 10:16 che sarebbe successo? Non leggiamo in Isaia la predizione dell’arrivo delle altre pecore? (confrontiamo anche con Isaia 42:1-4,6,7; Matteo 12:18-21) Questo è il motivo per cui ha comandato ai suoi discepoli di far discepoli di tutte le nazioni. Fu a questa profezia, ed a molte altre, che Gesù fece referenza quando disse: “Ho altre pecore, (i gentili) che non sono di questo ovile; (l’ovile giudeo) anche quelle devo condurre, ed esse ascolteranno la mia voce, e diverranno un solo gregge, un solo pastore.” Gli sviluppi durante i tre anni e mezzo che seguirono la sua morte e la sua risurrezione ne sono la prova.
Le “altre pecore e la chiamata celeste
Cornelio fu il primo gentile, la prima delle altre pecore ad essere invitato per ricevere la chiamata celeste. Fu il primo dei rami dell’olivo selvatico ad essere innestato sull’olivo coltivato. (Romani 11:13-24) Pertanto, alcune delle altre pecore sono tra quelli che regneranno con Christo nel suo regno celeste. Il passaggio di Efesini 2:11-18 non può dimostrare più chiaramente la relazione tra le altre pecore e il suo compimento. Ecco come Paolo, l’apostolo delle nazioni, riassuma la situazione:
“Perciò continuate a rammentare che una volta voi eravate persone delle nazioni in quanto alla carne — eravate chiamati “incirconcisione” da quella che è chiamata “circoncisione”, fatta nella carne con mani — che in quel particolare tempo eravate senza Cristo, esclusi dallo stato d’Israele ed estranei ai patti della promessa, e non avevate nessuna speranza ed eravate senza Dio nel mondo. Ma ora unitamente a Cristo Gesù, voi che una volta eravate lontani, vi siete avvicinati mediante il sangue del Cristo. Poiché egli è la nostra pace, egli che delle due parti ne ha fatto una sola e ha distrutto il muro di mezzo che le separava. Per mezzo della sua carne ha abolito l’inimicizia, la Legge di comandamenti consistente in decreti, per creare dei due popoli unitamente a sé un uomo nuovo, facendo la pace; e per riconciliare pienamente con Dio entrambi i popoli in un solo corpo mediante il palo di tortura, avendo ucciso l’inimicizia per mezzo di se stesso. E venne e dichiarò la buona notizia della pace a voi, [che eravate] lontani, e la pace a quelli [che erano] vicini, perché per mezzo di lui noi, entrambi i popoli, abbiamo accesso presso il Padre mediante un solo spirito.”
È a loro, gli Efesini che erano “persone delle nazioni … senza Cristo, esclusi dallo stato d’Israele ed estranei ai patti della promessa”, che Paolo scrisse “ci destò insieme e ci fece sedere insieme nei luoghi celesti unitamente a Cristo Gesù”. (Efesini 2:6) Di conseguenza, è chiaro che le altre pecore, quelli delle nazioni, sono tra quelli che sono seduti con gli apostoli e i discepoli giudei per natura nei luoghi celesti; poiché Cristo ha riconciliato i due ovili in un solo corpo con Dio, facendo così un solo gregge sotto un solo pastore.
Giovanni 10:16
Decomponiamo Giovanni 10:16 in relazione con le scritture:
E ho altre pecore, che non sono di questo ovile
“eravate persone delle nazioni in quanto alla carne … senza Cristo, esclusi dallo stato d’Israele ed estranei ai patti della promessa.” - Efesini 2:11,12
anche quelle devo condurre
“quest’uomo è per me un vaso eletto per portare il mio nome alle nazioni e anche ai re e ai figli d’Israele.” - Atti 9:15
“Ora parlo a voi che siete persone delle nazioni. Dal momento che sono, in realtà, apostolo delle nazioni.” - Romani 11:13 “Ma ora unitamente a Cristo Gesù, voi che una volta eravate lontani, vi siete avvicinati mediante il sangue del Cristo.” - Efesini 2:13 ed esse ascolteranno la mia voce
“Udendo ciò, quelli delle nazioni si rallegravano e glorificavano la parola di Geova, e tutti quelli che erano giustamente disposti per la vita eterna divennero credenti.” - Atti 13:48
“il mezzo mediante cui Dio salva, è stato mandato alle nazioni; esse certamente l’ascolteranno.” - Atti 28:28 e diverranno un solo gregge, un solo pastore
“Non c’è né giudeo né greco, non c’è né schiavo né libero, non c’è né maschio né femmina; poiché siete tutti una persona unitamente a Cristo Gesù.” - Galati 3:28
“Poiché non c’è distinzione fra giudeo e greco, poiché sopra tutti è lo stesso Signore, che è ricco verso tutti quelli che lo invocano.” - Romani 10:12 “Per mezzo della sua carne ha abolito l’inimicizia, la Legge di comandamenti consistente in decreti, per creare dei due popoli unitamente a sé un uomo nuovo, facendo la pace; e per riconciliare pienamente con Dio entrambi i popoli in un solo corpo mediante il palo di tortura, avendo ucciso l’inimicizia per mezzo di se stesso … perché per mezzo di lui noi, entrambi i popoli, abbiamo accesso presso il Padre mediante un solo spirito.” - Efesini 2:15,16,18 Gesù è il pastore di questo solo gregge
“Ora l’Iddio della pace, che trasse dai morti il grande pastore delle pecore col sangue di un patto eterno, il nostro Signore Gesù, vi prepari con ogni cosa buona per fare la sua volontà, compiendo in noi mediante Gesù Cristo ciò che è gradito dinanzi a lui.” - Ebrei 13:20,21
“Poiché eravate come pecore sviate; ma ora siete tornati al pastore e sorvegliante delle vostre anime.” - 1 Pietro 2:25 “perché l’Agnello, che è in mezzo al trono, li pascerà e li guiderà alle fonti delle acque della vita.” - Rivelazione 7:17
Riassunto
Le Scritture non indicano da nessuna parte che Gesù faceva una distinzione tra due speranze o destini quando fece riferimento alle altre pecore. Non ci sono passaggi paralleli che sopportano questa conclusione, mentre ce ne sono che additano ad un adempimento in connessione coi gentili, per persone delle nazioni. Come già accennato, visto a chi si rivolgeva, sarebbe stato irragionevole. Piuttosto che fare una differenza tra le due speranze, come facciamo noi, le Scritture parlano di una sola speranza, esattamente come c’è un “solo corpo e un solo spirito … un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo dio e padre di tutti”, e, potremmo aggiungere, “un solo gregge”. - Efesini 4:4,5
La “sola speranza” che dividiamo tutti è che “Cristo morì per noi [e che] ora siamo stati dichiarati giusti … salvati dall’ira per mezzo di lui” e che siamo “riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo [e] saremo salvati mediante la sua vita”. (Romani 5:8-10) Paolo ha scritto: “Poiché non mi vergogno della buona notizia; essa è, infatti, potenza di Dio per la salvezza di ognuno che ha fede, del giudeo prima e anche del greco.” (Romani 1:16) La sola speranza, la sola buona notizia che predichiamo è, come lo dice Gesù in Giovanni 3:16, che “Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque esercita fede in lui non sia distrutto ma abbia vita eterna.” Come Dio benedirà “chiunque esercita fede in lui” e come tutta la creazione sarà “sarà resa libera dalla schiavitù della corruzione” è solo un dettaglio, non una speranza separata. - Romani 8:19-22
Una parte di questo dettaglio è che Geova ha scelto un numero limitato, un piccolo gregge, “coeredi di Cristo”, per regnare con suo figlio nel suo regno, l“’amministrazione” per il mezzo della quale egli radunerà “di nuovo tutte le cose nel Cristo, le cose nei cieli e le cose sulla terra”. (Luca 12:32; Romani 8:17; Efesini 1:10) Cominciò scegliendo dodici apostoli che erano Giudei, e continuò a fare crescere il gregge, al punto che alla Pentecoste erano 120 che riceverono l’effusione dello spirito santo. Tre anni e mezzo più tardi, una delle altre pecore, Cornelio, fu aggiunta a questo numero, e Geova non fece più distinzione tra i Giudei e le persone delle nazioni. Erano diventati un solo gregge, come Gesù aveva promesso. Il fatto che Dio abbia rivolto la sua attenzione alle nazioni non doveva essere una sorpresa per i Giudei in quanto la promessa fatta a Abraamo includeva la benedizione di “tutte le nazioni”. - Genesi 22:18 L’identità delle altre pecore è essenziale per la comprensione della loro relazione con Gesù e Geova, perché riconoscono che Gesù è il loro mediatore, ed egli sono dichiarati giusti a causa della loro fede nel sacrificio del riscatto. Questi sono anche loro inclusi nel nuovo patto, e non sono semplici osservatori. Sono riconciliati con Geova Dio come figli e figlie suoi. - Romani 5:6-11; Malachia 3:17,18; 2 Corinti 6:18; Galati 3:26 Sebbene alcune delle altre pecore sono state scelte da Dio per regnare con suo figlio nel suo regno celeste, la grande maggioranza prenderà parte alla trasformazione del paradiso desiderato da sempre da Dio in collaborazione con le pecore originali, gli Ebrei. Tra questi, ci saranno gli uomini e le donne di fede dell’antichità di cui Paolo fece un elenco parziale in Ebrei capitolo 11.
E disse loro: “Così è scritto che il Cristo avrebbe sofferto e che sarebbe sorto dai morti il terzo giorno, e in base al suo nome il pentimento per il perdono dei peccati sarebbe stato predicato in tutte le nazioni: cominciando da Gerusalemme.” - Luca 24:46,47
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Lettura consigliata
Esaminiamo le nostre credenze:

l'esistenza di Dio

Se si chiede ad un cristiano, ed in particolare a un Testimone di Geova, di fornire una prova dell'esistenza di Dio, ci sono grandi probabilità che citi il quarto versetto del terzo capitolo della lettera agli Ebrei, "Ogni casa è costruita da qualcuno, ma chi ha costruito ogni cosa è Dio".

Se il ragionamento è corretto, dal nulla non si è generato nulla bensì ogni cosa è presente sulla terra per via della volontà di un progettista, bisogna tuttavia capire che Paolo non stava cercando di argomentare sull'esistenza di un Creatore. Si stava rivolgendo ai suoi compagni cristiani, oltre che ebrei, che certamente non dubitavano del fatto che l'universo fu governato da un essere potente alla base di tutto. Inoltre, nell'antichità il problema non era affatto la non-credenza in Dio ma piuttosto l'inverso: si aveva tendenza a credere in una moltitudine di divinità. D'altronde, Paolo, in un'occasione, rimarcò che era stato fatto un altare dedicato ad un dio sconosciuto, sicuramente per timore di dimenticare di adorare una divinità.

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Acalia & Marta
Parabole per i nostri giorni (prima parte)
Carl-Bloch-Sermon-on-the-Mount
Cos'hanno da dirci le parabole di Gesù? Hanno relazione coi nostri giorni? Per prima cosa dobbiamo identificarle e comprendere quali di esse hanno un risvolto profetico. Per fare un esempio contrario, la parabola del figlio prodigo contiene un grandissimo insegnamento per noi ma non è profetica, non annuncia nessun avvenimento! Come facciamo dunque a distinguere i tipi di parabole? Come al solito, è molto semplice: ci atterremo a ciò che disse Gesù Cristo stesso, senza aggiungere né togliere. Limiteremo le interpretazioni ai soli elementi che si possono evincere direttamente dai racconti o da altri particolari scritti e attinenti. Per il resto ci accontenteremo volentieri della risposta del Signore: "Non sta a voi acquistar conoscenza dei tempi o delle stagioni che il Padre ha posto nella propria autorità”. – Atti 1:7
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