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Cibo per i Testimoni di Geova riflessivi
“‘Ma in quanto a te, tu continui a cercare grandi cose per te stesso. Non continuare a cercare. Poiché, ecco, io farò venire la calamità su ogni carne’, è l’espressione di Geova, ‘e certamente ti darò la tua anima come spoglia in tutti i luoghi nei quali andrai’”
Importante: Questo sito non pretende di possedere la verità. Il lettore dovrebbe essere in grado di usare discernimento, esaminando attentamente le Scritture per vedere se queste cose sono così. (Atti 17:11)
Eric Wilson
Geova ha sempre avuto un’organizzazione?
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Eric Wilson è un Testimone canadese che amministra il sito beroeans.net. Recentemente ha pubblicato diversi video sul tema dell'identificazione della vera adorazione. Il testo seguente è la trascrizione della seconda parte di questa serie, Geova ha sempre avuto un’organizzazione? Vi lascio scoprire le sue conclusioni, che non mancheranno di sorprendervi. Sentitevi liberi di opporre i vostri argomenti nello spazio riservato ai commenti.

In una serie di video on youtube, ho proposto l'idea di applicare i criteri che noi, testimoni di Geova, usiamo per determinare se le altre religioni sono vere o false … su noi stessi. E così, questi stessi criteri, questi cinque punti, sei ora, li useremo per esaminare se anche noi soddisfiamo i criteri che ci aspettiamo da altre religioni. Sembra un bel test. Volevo essere in grado di affrontare questo punto prima, ed eccoci nel terzo video senza averlo ancora fatto. E la ragione è che ci sono ancora ostacoli sulla nostra strada. Ogni volta che affronto questo argomento con gli amici, ricevo una serie di obiezioni così costanti che concludo che tutto ciò non è in realtà il loro pensiero, ma pensieri che sono stati impiantati durante anni – non mi piace usare questa parola – di indottrinamento. Perché dicono quasi le stesse parole, nello stesso ordine.

Lasciami fare alcuni esempi.

Può iniziare con: "Ma noi siamo la vera organizzazione, noi siamo l'organizzazione di Geova, non ci sono altre organizzazioni. Dove andremmo?" E continua con qualcosa del genere: "Non dovremmo essere fedeli all'organizzazione?Dopo tutto, chi ci ha insegnato la verità?” E "se qualcosa va storto, dovremmo aspettare Geova. Non dovremmo prendere l'iniziativa, di sicuro. D’altronde, chi benedice l'organizzazione? Non è Geova? Non è ovvio che la sua benedizione è su di noi? E quando ci pensi, chi altri predica la buona notizia in tutto il mondo? Non c'è nessun altro che lo faccia."

Il modo di dire è quasi sempre lo stesso, come un flusso continuo di pensieri. E mi rendo conto che nessuno si è mai preso la briga di fermarsi a pensarci. Quindi, questo è quello che faremo. Queste obiezioni sono valide? Consideriamole une per une.

Una delle prime cose che deriva da "è la vera organizzazione" – che è una semplice affermazione – è la domanda: "dove altro andremmo?" Quindi, parallelamente a questa, ti verranno citate le parole di Pietro a Gesù. Ti diranno: "Ricorda, quando Gesù disse alla folla che dovevano mangiare la sua carne e bere il suo sangue, e se ne andarono tutti, e poi si rivolse ai suoi discepoli e chiese loro… “Non volete andarvene anche voi, vero?”. E cosa dice Pietro?”. E praticamente senza eccezioni – e ho avuto questa discussione durante questi anni con diversi fratelli – ripeteranno le stesse parole: "Pietro ha detto: 'dove ce ne andremo?’”. Non è quello che pensi abbia detto? Bene, diamo un'occhiata a ciò che ha detto in realtà. Lo troverai nel libro di Giovanni, capitolo 6, versetto 68. “Così Gesù disse ai Dodici: “Non volete andarvene anche voi, vero?” Simon Pietro gli rispose: “Signore, da chi ce ne andremo? Tu hai parole di vita eterna.””

"Da chi”, usa la parola "chi", "da chi andremo?" e non "dove andremo".

E qui, c'è una bella differenza. Peché dovunque siamo, possiamo andare da Gesù. Possiamo trovarci soli, nelle profondità di una prigione, l'unico vero adoratore in questi luoghi, e rivolgersi a Gesù. Egli è la nostra guida, è il nostro Signore, è il nostro re, è il nostro maestro, egli è tutto per noi. Non "dove". Dove indica un luogo. "Dobbiamo andare da un gruppo di persone, dobbiamo essere in un posto, dobbiamo essere in un'organizzazione. Se dobbiamo essere salvati, dobbiamo essere nell'organizzazione. Altrimenti, non saremo salvati”. NO, la salvezza arriva se ci rivolgiamo a Gesù, non essendo membri o affiliati a un gruppo. Non c'è nulla nella Bibbia che dice che dobbiamo appartenere a un gruppo in particolare per essere salvati. Devi appartenere a Gesù, e in effetti, questo è ciò che dice la Bibbia. Gesù appartiene a Geova, noi apparteniamo a Gesù e tutto appartiene a noi.

Nel ragionare sul fatto che non dovremmo fidarci di nessuno, Paolo dice ai Corinti, che facevano esattamente la stessa cosa, quello che segue in 1 Corinti 3:21-23: “Nessuno dunque abbia motivo di vanto negli uomini, perché ogni cosa vi appartiene: Paolo, Apòllo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, le cose presenti e le cose future, tutto appartiene a voi. Voi, a vostra volta, appartenete a Cristo, e Cristo appartiene a Dio.”

Quindi, questo è il primo punto.

"Ma comunque, dovete essere organizzati, giusto? Dovete avere un'organizzazione che funzioni”. È quello che abbiamo sempre creduto, e poi arriva un'altra obiezione, ogni volta, "Geova ha sempre avuto un'organizzazione". In realtà, questo non è completamente vero, perché fino alla formazione della nazione di Israele, 3500 anni fa, Non aveva una nazione, un popolo o un'organizzazione. Aveva persone come Abraamo, Isacco, Giacobbe, Noè, Enoch e risalendo fino ad Abel. Ma formò un'organizzazione nel 1513 aEV, sotto Mosè. Ora, so che alcune persone diranno "oh, aspetta, aspetta un minuto. La parola "organizzazione" non appare nella Bibbia, quindi non si può dire che avesse un'organizzazione". Sì, è vero, la parola non appare e possiamo cavillare su questo punto, ma non voglio impegnarmi in una discussione sulle parole. Quindi diamo per scontato che l'organizzazione possa essere sinonimo di nazione o sinonimo di popolo. Geova a un popolo, ha una nazione, ha un'organizzazione, ha una congregazione. Supponiamo che siano sinonimi, perché non cambia molto nella discussione.

Quindi ha sempre avuto un'organizzazione, almeno da quando Mosè è stato colui che ha introdotto il vecchio patto alla nazione di Israele – un patto che non hanno rispettato. Seguendo questo ragionamento, cosa succede quando l'organizzazione va male? E sì, perché Israele è andato male molte volte. Le cose iniziarono piuttosto bene, occuparono la terra promessa e la Bibbia dice che per un periodo di diversi pochi secoli, ognuno fece ciò che era giusto ai suoi occhi. Ciò non significa che facevano ciò che volevano. Erano sotto la legge. Dovevano obbedire alla legge, e lo facevano – quando erano fedeli. Ma facevano ciò che era giusto ai loro occhi. In altre parole, non c'era nessuno sopra di loro per dire loro: "no no, devi obbedire alla legge in questo modo, devi obbedire alla legge in quella maniera". Per esempio, ai tempi di Gesù, i farisei dicevano al popolo come esattamente dovevano obbedire alla legge. Sai, nel giorno di sabato, quanto lavoro dovevi fare, potresti uccidere una mosca di sabato? Stabilirono tutte queste regole, ma nei primi giorni della fondazione di Israele, durante questi primi cent'anni, i patriarchi erano i capi delle famiglie e ogni famiglia era praticamente autonoma.

Cosa succedeva quando c'erano disaccordi tra famiglie? Bene, avevano dei giudici, e uno di quei giudici era una donna, Debora. E così dimostra che la visione di Geova sulle donne potrebbe non essere ciò che pensiamo che dovrebbero essere le donne. C'era davvero una donna che giudicava Israele. Cosa è successo dopo? Si sono stufati di decidere da soli, di applicare la legge da soli. Quindi cosa hanno fatto? Volevano un re, volevano un uomo che regnasse su di loro e Geova disse "è una cattiva idea". Ha usato Samuele per dire loro, e hanno detto, "No no, vogliamo sempre avere un re sopra di noi. Vogliamo un re”. Allora hanno avuto un re, e da quel momento le cose hanno iniziato a peggiorare.

Poi arriva un re, il re delle dieci tribù, Acab, che sposò una straniera, Izebel, che lo spinge a adorare Baal. E così l'adorazione di Baal divenne estremamente diffusa in Israele, e lì c’è un povero Elia, voleva essere fedele. E allora, Geova lo mandò a predicare al re e dirgli che quello che stava facendo era sbagliato. Naturalmente, le cose non sono andate bene. Chiunque è al potere non ama sentirsi dire che ha torto, specialmente quando la persona che parla dice la verità. Il modo migliore per affrontare questo nella loro mente era di mettere a tacere il profeta, ed è quello che hanno cercato di fare con Elia. E ha dovuto fuggire per avere la vita salva. E così fuggì sul monte Oreb, seguendo le istruzioni di Dio, e in 1 Re 19:14 leggiamo: Lui (Elia) rispose: “Ho avuto grande zelo per Geova, l’Iddio degli eserciti, perché il popolo d’Israele ha abbandonato il tuo patto, ha demolito i tuoi altari e ha ucciso con la spada i tuoi profeti. Io sono l’unico rimasto, e ora cercano di togliermi la vita”.

Sembra avere toccato il fondo … 😞 il che è comprensibile, dopotutto, era solo un uomo con tutte le debolezze degli uomini. Possiamo capire cosa significa essere soli. Avere la nostra vita in pericolo. Pensare di aver perso tutto ciò che abbiamo. Eppure Geova gli dice parole di incoraggiamento. Dice nel diciottesimo verso: “E in Israele ho ancora 7.000 persone, tutti coloro che non hanno piegato le ginocchia davanti a Bàal e che non lo hanno baciato con la loro bocca”.

Deve essere stata una grande sorpresa per Elia, e probabilmente anche un grande incoraggiamento. Non era solo; ce n'erano migliaia come lui! Migliaia che non avevano piegato il ginocchio davanti a Baal, che non aveva adorato il falso dio. Che incoraggiamento! E così, Geova gli diede la forza e il coraggio di tornare, e lo fece, ebbe successo. Tuttavia, c'è qualcosa di interessante.

Se Elia voleva adorare, e che questi settemila uomini volevano adorare, dove dovevano andare? Potevano andare in Egitto? Potevano andare a Babilonia? Potevano andare a Edom? No. Tutti praticavano la falsa adorazione. Dovevano rimanere in Israele. Era l'unico posto in cui esisteva la legge, la legge di Mosè, le disposizioni e la vera adorazione. Eppure, Israele non praticava la vera adorazione. Praticava l'adorazione di Baal. E così, questi uomini dovevano trovare il modo di adorare Dio da soli, a modo loro. E spesso, in segreto perché dovevano affrontare l'opposizione e la persecuzione, persino la morte. Disse Geova: "Bene, dal momento che voi siete gli unici fedeli, farò un'organizzazione di voi, rigetterò questa organizzazione da Israele e avvierò un'organizzazione con voi"? No, non l'ha fatto. Per 1.500 anni, ha mantenuto la nazione di Israele come sua organizzazione, indipendentemente dai tempi buoni e cattivi. E quello che stava succedendo era che spesso non andava bene, spesso apostatavano. Ma c'erano sempre dei giusti, e questi erano quelli che Geova notava e sosteneva, e sosteneva Elia.

Ora, andiamo avanti di nove secoli, al tempo di Cristo. Israele è ancora l'organizzazione di Geova, ha mandato suo figlio come un'opportunità, un'ultima opportunità per loro di pentirsi. E questo è quello che ha sempre fatto. Ricorda, abbiamo parlato di questa argomentazione, "dovremmo aspettare Geova”, e il concetto che correggerà le cose, ma Geova non corregge mai le cose perché significherebbe interferire con il libero arbitrio. Non penetrerà nelle menti dei dirigenti per fare in modo che facciano le cose giuste. Quello che fa, manda persone, profeti, e lo ha fatto attraverso queste centinaia di anni, cercando di farli pentire A volte lo facevano, a volte no.

Alla fine, mandò suo figlio e invece di pentirsi, lo uccisero. E questa volta, era troppo e Geova distrusse la nazione. Ed è così che agisce con un'organizzazione che non segue la sua via, i suoi comandamenti. Prima o poi, dopo aver dato loro molte opportunità, li distrugge. Distrugge l'organizzazione. E questo è quello che ha fatto. Ha distrutto la nazione di Israele. Non era più la sua organizzazione. l vecchio patto non era più in vigore, stabilì un nuovo patto e lo fece con individui che erano israeliti. Ha continuato a prendere uomini fedeli dalla discendenza di Abraamo. Ma poi attrasse ancora più uomini fedeli tra le nazioni, altri che non erano israeliti e che divennero israeliti spirituali.

E così, ora ha una nuova organizzazione. E quindi, cosa ha fatto? Ha continuato a sostenere questa organizzazione, e nella seconda parte del primo secolo Gesù ha ispirato Giovanni a scrivere lettere a varie congregazioni, alla sua organizzazione. Ad esempio, ha criticato la congregazione di Efeso per la sua mancanza di amore; aveva abbandonato l'amore che aveva prima. Poi, Pergamo, accettarono l'insegnamento di Balaam. Ricorda, Balaam incitò gli israeliti all'idolatria e all'immoralità sessuale. Hanno accettato questo insegnamento. C'era anche la setta dei nicolaiti che era tollerata. E così il settarismo era entrato nella congregazione, nell’organizzazione. Anche a Tiàtira tolleravano l'immoralità sessuale e l'idolatria e gli insegnamenti di una donna di nome Ìzebel. Sardis era spiritualmente morta. Laodicea e Filadelfia erano apatici. Tutti questi erano peccati che Gesù non poteva tollerare a meno che non fossero corretti. Diede loro un avvertimento. È di nuovo lo stesso processo. L'invio di un profeta, in questo caso gli scritti di Giovanni per avvertirli. e lo tengono in considerazione … bene. E se no, allora cosa fa? Fuori!

Tuttavia, c'erano persone nell'organizzazione dell’epoca che erano fedeli, così come c'erano persone fedeli a Dio ai tempi di Israele. Leggiamo ciò che Gesù ha da dire a queste persone: “Comunque, hai alcuni lì a Sardi che non hanno contaminato le loro vesti; questi cammineranno con me in vesti bianche, perché ne sono degni. Chi vince indosserà quindi vesti bianche, e io non cancellerò assolutamente il suo nome dal libro della vita; anzi, riconoscerò il suo nome davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli. Chi ha orecchi ascolti ciò che lo spirito dice alle congregazioni.” – Rivelazione 3:4-6

Queste parole potrebbero essere applicate altrettanto facilmente ad altri fedeli in altre congregazioni. Le persone vengono salvate, non i gruppi. Non ci salva perché abbiamo una tessera associativa di un'organizzazione. Ci salva perché abbiamo fiducia in lui e in suo padre.

Bene, constatiamo che l'organizzazione era ora la congregazione cristiana. Era nel primo secolo. E riconosciamo che Geova ha sempre avuto un'organizzazione, ok? Allora qual era la sua organizzazione nel quarto secolo? E nel sesto? E nel decimo?

C'era una chiesa cattolica. C'era una chiesa ortodossa. Successivamente vennero costituite altre chiese e nacque la Riforma protestante. Ma durante questo periodo, Geova ha sempre avuto un'organizzazione. Ma ecco, noi testimoni, affermiamo che c'era la chiesa apostata. La cristianità apostata.

Sì, ma Israele, la sua organizzazione, fu apostata molte volte. C'erano sempre persone fedeli in Israele. E dovevano rimanere in Israele, non potevano andare in un'altra nazione.

E i cristiani? Un cristiano nella Chiesa cattolica che non amava l'idea di… …del fuoco dell'inferno e del tormento eterno, che disapprovava l'immortalità dell'anima come dottrina del paganesimo, che diceva che la Trinità era falsa dottrina; cosa poteva fare questo individuo? Abbandonare la congregazione cristiana? Uscire e diventare un musulmano? Un indù? No, doveva rimanere cristiano. Doveva adorare Geova Dio. Doveva riconoscere suo figlio come il suo signore e maestro. E così, doveva rimanere nell'organizzazione, che era il cristianesimo. Proprio come lo era stato Israele, ora era l'organizzazione.

Ora, ci stiamo spostando rapidamente nel diciannovesimo secolo, e lì abbiamo un gruppo di persone che stanno iniziando a sfidare nuovamente la chiesa. Formano gruppi di studio biblico. L'Associazione degli Studenti Biblici è uno di loro, uno dei tanti gruppi nel mondo che si uniscono. Ma che mantengono ancora la loro individualità, perché non erano al comando di nessuno eccetto Cristo. Lo riconoscono come il loro signore. Russell era uno di loro – che ha iniziato a pubblicare libri e riviste. La Torre di Guardia, ad esempio, che gli Studenti Biblici hanno iniziato a seguire.

A questo punto, Geova guarda in basso e dice, “Um, ok ragazzi, state facendo le cose per bene, quindi vi farò diventare la mia organizzazione, proprio come ho fatto con i settemila uomini in Israele che non hanno piegato le ginocchia davanti a Baal la mia organizzazione”? No, perché non l'ha fatto all’epoca, non l'ha fatto allora. Perché dovrebbe farlo? Ha un'organizzazione, il cristianesimo. In questa organizzazione ci sono falsi adoratori e veri adoratori, ma c'è sempre un'organizzazione.

Quindi, quando pensiamo ai Testimoni di Geova, ci piace pensare ‘noi siamo l'unica vera organizzazione'. E quale sarebbe la base per tale affermazione? Che insegniamo la verità? Va bene, ma Elia e i settemila sono stati riconosciuti da Dio come veri adoratori, tuttavia non li ha fatti diventare la sua organizzazione. E così, anche se insegniamo solamente la verità, non sembra esserci alcuna base biblica per dire che siamo l'unica vera organizzazione. Ma ammettiamo che c'è una base per questo. E non c'è nulla che ci trattiene dall'esaminare le Scritture per assicurarci di essere la vera organizzazione, che nostri insegnamenti sono veri, perché se non lo sono, … allora cosa? Allora non siamo la vera organizzazione, secondo la nostra stessa definizione.

Tuttavia, che dire dell'altra obiezione, Che dovremmo essere leali?

Sentiamo spesso in questi giorni, la lealtà. Un'intera assemblea sulla lealtà. Cambiamo l'espressione di Michea 6:8, "amare la benignità", con "amare la lealtà". Quale non è il modo in cui è stato formulato in Ebrei. Perché? Perché parliamo di lealtà verso il Corpo Direttivo, lealtà all'organizzazione.

Nel caso di Elia, il Corpo Direttivo del suo tempo era il re, e il re era nominato da Dio, poiché vi fu una successione di re, e il primo re fu nominato da Geova, nominò anche lui il secondo re. E poi, dal lignaggio di Davide arrivarono gli altri re. E così potresti argomentare, su base biblica, che erano stati nominati da Dio. Se facevano il male o il bene, erano stati nominati da Dio.

Elia era fedele al re? Se lo fosse stato, avrebbe dovuto adorare Baal. Non poteva perché la sua lealtà sarebbe stata condivisa. Sono fedele al re, o fedele a Dio? Pertanto, possiamo essere fedeli a un'organizzazione solo se tale organizzazione è completamente, al cento per cento in conformità con Geova. E se è così, allora non possiamo solo dire che siamo leali a Geova e lasciare le cose così.

E allora, iniziamo a preoccuparci se iniziamo a pensare ‘oh, no, devo essere leale agli uomini'. “Ma chi ci ha insegnato la verità?” Questa è l'argomento che conosci. "Non ho imparato la verità da solo, l’ho imparata dall'organizzazione". Quindi, se abbiamo imparato dall'organizzazione, allora dobbiamo essere fedeli all’organizzazione. Questo è in sostanza il ragionamento che facciamo.

Ma un cattolico potrebbe usare lo stesso argomento; o un metodista o un battista o un mormone. ‘Ho imparato la verità della mia chiesa, e quindi devo esserne leale.' Ma risponderemmo: "no, è diverso". Bene, com'è diverso? "È diverso perché insegnano errori". E così, torniamo direttamente al punto di partenza. Questo è il punto centrale di questa serie di video, di assicurarci che insegniamo la verità. E se è così, bene. L'argomento potrebbe essere valido. Ma nel caso opposto, allora l'argomento si rivolge contro di noi.

"Per quanto riguarda la buona notizia"? Questo è un altro argomento che emerge ogni volta. È la stessa storia. "Sì, siamo gli unici a predicare la buona notizia in tutto il mondo." Questo argomento ignora il fatto che un terzo del mondo afferma di essere cristiano. Come sono diventati cristiani? Chi ha predicato loro la buona notizia per secoli, a un terzo del mondo, circa due miliardi di persone, è cristiano? "Sì, ma sono falsi cristiani, you say. a loro è stata insegnata una falsa buona notizia". Ok, perché? "Perché a loro la buona notizia è stata insegnata sulla base di falsi insegnamenti". E così, ancora una volta torniamo direttamente al punto di partenza. Se la nostra buona notizia si basa su veri insegnamenti, allora possiamo affermare che siamo gli unici a insegnare la buona notizia, ma se insegniamo cose imprecise, allora come siamo diversi? E questa è una domanda molto seria, le conseguenze dell'insegnamento della buona notizia sulle inesattezze sono molto, molto importanti. Esaminiamo Galati 1:6-9.

Nella sua lettera ai Galati, Paolo affronta un problema che esisteva in quel momento, e che è persistito fino ai giorni nostri. Nel capitolo 1, dice: “Mi meraviglio che così in fretta vi allontaniate da colui che vi ha chiamato mediante l’immeritata bontà di Cristo per seguire un’altra sorta di buona notizia. Non che ci sia un’altra buona notizia; ci sono però alcuni che vi turbano e vogliono distorcere la buona notizia riguardo al Cristo. Ma chiunque vi annunciasse una buona notizia diversa da quella che vi abbiamo annunciato, anche se si trattasse di noi o di un angelo dal cielo, sia maledetto. L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: chiunque vi annuncia una buona notizia diversa da quella che avete accettato sia maledetto.” Quindi, torniamo ad "aspettare Geova".

Ok, prendiamoci un momento e facciamo qualche ricerca su il fatto di dover aspettare Geova. E a proposito, devo dire che è sempre collegato alla mia applicazione errata preferita, "non dovremmo correre avanti". Correre avanti significa che concepiamo le nostre dottrine ma se proviamo a trovare i veri insegnamenti di Cristo, allora al contrario corriamo a controsenso. Ritorniamo a Cristo, ritorniamo alla verità originale, non corriamo avanti con le nostre idee.

E aspettare Geova, beh, nella Bibbia … ma, apriamo la Watchtower Library e vediamone l'uso nella Bibbia.

Quindi, quello che ho fatto è inserire le parole “aspetta” e “sperare", separate da una barra verticale, che ci dà ogni occorrenza dove una di queste parole appare in una frase con il nome Geova.

Ci sono quarantasette occorrenze, ma per risparmiare tempo, non li esamineremo tutte perché alcune sono rilevanti, altre no. Ad esempio, la prima occorrenza è in Genesi ed è rilevante. Dice: "O Geova, spererò in te per la salvezza”. E così, quando diciamo di aspettare Geova, possiamo usarlo nel contesto di aspettare che lui ci salvi.

Quindi, ho incollato i passaggi che sono rilevanti per la nostra discussione. E abbiamo già letto Genesi: "O Geova, spererò in te per la salvezza”, Il prossimo è Salmi. È in gran parte sulla stessa linea, aspettare la sua salvezza, come in Salmo 33:18, di sperare nel suo amore leale, quando l’amore leale si riferisce a "mantenere la sua promessa", visto che ci ama, rispetta la sua promessa per noi. Il prossimo porta anche la stessa idea, il suo amore leale, Salmo 33:22. Di nuovo, parliamo di salvezza nello stesso senso. "Attendi Geova in silenzio", dice Salmo 37:7, "aspettalo fiducioso. Non indignarti per coloro che riescono nei loro inganni". Quindi, in questo caso, se qualcuno ci inganna, o abusa di noi, o approfitta di noi in un modo o nell'altro, aspettiamo che Geova risolva il problema.

Il prossimo dice: "Israele continui ad attendere Geova, perché Geova è leale nel suo amore, e grande è il suo potere di riscattare". E dunque, il riscatto è la salvezza. E il prossimo è legato alla bontà del cuore, il prossimo alla salvezza. E così, davvero tutto, quando parliamo di aspettare Geova, à legato al fatto di aspettare la salvezza.

E così, se dovessimo essere in una religione che insegna errori, l'idea non è cercare di correggere quella religione, non è l'obiettivo. L'obiettivo è rimanere fedeli a Geova, essere leali nei suoi confronti. Il che implica aderire alla verità, proprio come fece Elia. E noi non lasciamo la verità anche se tutti intorno a noi lo fanno. Ma d'altra parte, non ci precipitiamo a cercare di sistemare le cose da soli, aspettiamo che Geova ci salvi.

Ti spaventa?

Certo, emettiamo idee, ma non abbiamo ancora dimostrato che i nostri insegnamenti sono falsi. Ora se risulta essere il caso, torneremmo alla domanda, dove andremmo? Bene, abbiamo già detto che non andremmo da nessuna parte, vorremmo andare da qualcun altro. Ma cosa significa?

Vedi, come testimoni di Geova, e parlo per esperienza, abbiamo sempre pensato che fossimo su una barca. L'organizzazione è come una barca che naviga verso il paradiso. Tutte le altre navi, le altre religioni – alcune sono grandi navi, altre piccole barche a vela – tutte le altre religioni vanno nella direzione opposta. Vanno verso le cascate. Non lo realizzano, vero? E così, se all'improvviso mi rendo conto che la mia barca si basa su false dottrine, allora sto navigando con il resto. Sto andando verso le cascate. Dove sto andando? La credenza è "devo essere in una nave, altrimenti come vado in paradiso? Non posso nuotare per tutto il viaggio!” E poi improvvisamente mi ha colpito, dobbiamo avere fede in Gesù Cristo. E cosa ci permette di fare, questa fede? Ci permette, ci rende capaci, ci dà il potere di camminare sulle acque. Possiamo camminare sulle acque.

Questo è ciò che Gesù ha fatto. Ha letteralmente camminato sulle acque, grazie alla fede. E lo fece, non in una ostentata dimostrazione di potere, ma fece emergere un punto essenziale. Con fede, possiamo sollevare le montagne. Con fede, possiamo camminare sulle acque. Non abbiamo bisogno di nessun altro o di qualsiasi altra cosa perché abbiamo Cristo. Può portarci lì. E se torniamo alla storia di Elia, possiamo vedere quanto sia meraviglioso questo pensiero e quanto sia attento nostro padre. E quanto si interessa di noi individualmente.

In 1 Re 19:4, leggiamo questo:

[Elia] si addentrò nel deserto per un giorno di cammino, poi andò a sedersi sotto una ginestra. E chiese di morire, dicendo: “Ora basta! O Geova, toglimi la vita, perché non sono migliore dei miei antenati”.

Ora, ciò che sorprende in questa storia è che è in reazione alla minaccia di morte di Izebel. Eppure, quest'uomo aveva già compiuto molti miracoli. Ha fermato la pioggia, ha sconfitto i sacerdoti di Baal in uno scontro tra Geova e Baal, in cui il fuoco del cielo ha consumato l'altare di Geova Con tutti i suoi successi passati, potremmo pensare, come potrebbe quest'uomo diventare improvvisamente così depresso? Così preoccupato? Questo dimostra che siamo tutti umani e non importa quanto bene abbiamo fatto un giorno, il giorno dopo possiamo essere una persona totalmente diversa. Geova è consapevole delle nostre debolezze e imperfezioni. Capisce che siamo solo polvere, eppure ci ama. E questo si manifesta in quello che è successo dopo. Geova ha mandato un angelo per castigare Elia? Lo ha rimproverato? Ha detto che era debole? No, al contrario. Dice nel verso 5:

Alla fine si sdraiò sotto la ginestra e si addormentò. All’improvviso un angelo lo toccò e gli disse: “Alzati, mangia”. Quando guardò, trovò vicino alla sua testa un pane rotondo su pietre roventi e una brocca d’acqua. Mangiò e bevve, dopodiché si sdraiò di nuovo. Più tardi l’angelo di Geova tornò una seconda volta, lo toccò e gli disse: “Alzati, mangia, altrimenti non riuscirai ad affrontare il viaggio”.

La Bibbia rivela che "con la forza datagli da quel cibo", “proseguì per quaranta giorni e quaranta notti”. Quindi non era solo cibo. C'era qualcosa di speciale lì. Ma ciò che è interessante è che l'angelo lo ha toccato due volte. Se con questa azione ha riempito Elia di un potere speciale, o se fosse solo un semplice atto di compassione genuina per un uomo indebolito non possiamo saperlo. Ma ciò che apprendiamo da questa storia è che Geova si prende cura dei suoi fedeli servitori individualmente Non ci ama collettivamente, ci ama individualmente, come un padre ama ciascuno dei suoi figli a modo suo.

Pertanto, Geova ci ama e ci sosterrà anche se siamo sul punto di voler morire.

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Lettura consigliata
Esaminiamo le nostre credenze:

l'esistenza di Dio

Se si chiede ad un cristiano, ed in particolare a un Testimone di Geova, di fornire una prova dell'esistenza di Dio, ci sono grandi probabilità che citi il quarto versetto del terzo capitolo della lettera agli Ebrei, "Ogni casa è costruita da qualcuno, ma chi ha costruito ogni cosa è Dio".

Se il ragionamento è corretto, dal nulla non si è generato nulla bensì ogni cosa è presente sulla terra per via della volontà di un progettista, bisogna tuttavia capire che Paolo non stava cercando di argomentare sull'esistenza di un Creatore. Si stava rivolgendo ai suoi compagni cristiani, oltre che ebrei, che certamente non dubitavano del fatto che l'universo fu governato da un essere potente alla base di tutto. Inoltre, nell'antichità il problema non era affatto la non-credenza in Dio ma piuttosto l'inverso: si aveva tendenza a credere in una moltitudine di divinità. D'altronde, Paolo, in un'occasione, rimarcò che era stato fatto un altare dedicato ad un dio sconosciuto, sicuramente per timore di dimenticare di adorare una divinità.

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Acalia & Marta
Parabole per i nostri giorni (prima parte)
Carl-Bloch-Sermon-on-the-Mount
Cos'hanno da dirci le parabole di Gesù? Hanno relazione coi nostri giorni? Per prima cosa dobbiamo identificarle e comprendere quali di esse hanno un risvolto profetico. Per fare un esempio contrario, la parabola del figlio prodigo contiene un grandissimo insegnamento per noi ma non è profetica, non annuncia nessun avvenimento! Come facciamo dunque a distinguere i tipi di parabole? Come al solito, è molto semplice: ci atterremo a ciò che disse Gesù Cristo stesso, senza aggiungere né togliere. Limiteremo le interpretazioni ai soli elementi che si possono evincere direttamente dai racconti o da altri particolari scritti e attinenti. Per il resto ci accontenteremo volentieri della risposta del Signore: "Non sta a voi acquistar conoscenza dei tempi o delle stagioni che il Padre ha posto nella propria autorità”. – Atti 1:7
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